Al caldo: un progetto delle corsiste minimum lab
Una newsletter speciale a cura di tre allieve dei corsi di editoria, che partendo dal ricordo della caldissima estate 2022, offre una carrellata di consigli di lettura e qualche spunto di riflessione sulla crisi climatica.
a cura di: Roberta Abeni, Anna Paola Caccavo e Virginia Lepri.
La stagione estiva ormai è un ricordo e, nonostante le alte temperature evochino ancora memorie vacanziere, l’autunno comincia a imporre i suoi ritmi. Contrariamente a quanto il calendario vorrebbe, per molti l’inizio dell’anno coincide con questa stagione e, tra un nuovo abbonamento in palestra e il tanto temuto cambio armadio, fare scorta di un po’ di calore può servire per ripartire con rinnovata energia. In memoria dell’estate 2022, una delle più calde degli ultimi anni, proponiamo una selezione di titoli scelti dalle tre corsiste Roberta Abeni, Anna Paola Caccavo e Virginia Lepri accompagnate da alcune illustrazioni realizzate da Roberta. Abbiamo pensato a quei libri che, a nostro parere, potrebbero tornare utili per affrontare al meglio l’autunno, certe che le giuste letture possano allietare la ripresa del tran tran quotidiano.
Roberta
Le pietre e il popolo. Restituire ai cittadini l’arte e la storia delle città italiane di Tomaso Montanari
minimum fax, Roma 2022
In estate la tendenza a viaggiare in lungo e largo dilaga. Negli ultimi decenni si è troppo spesso trasformata in una specie di movimento caprino responsabile di un impoverimento territoriale senza precedenti. Citando la scheda del libro: «Con una nuova introduzione dell’autore torna in libreria Le pietre e il popolo, non solo un durissimo pamphlet contro la retorica del Bello che copre lo sfruttamento delle città d’arte ma anche un manuale di resistenza capace di ricordarci che la funzione civile del patrimonio storico e artistico è uno dei principi fondanti della nostra democrazia, e che l’Italia può risorgere solo se si pensa come una “Repubblica basata sul lavoro e sulla conoscenza”».
Girl in a band. L’autobiografia di Kim Gordon
traduzione di Tiziana Lo Porto, minimum fax, Roma 2022
Nelle ultime settimane ho affrontato ben due traslochi. Ciò ha significato il ritrovamento di diversi reperti, tra cui il biglietto del concerto degli immortali Sonic Youth a Milano nel 2008. Questo mi porta a pensare che se all’equazione estate=concerti si aggiunge la nostalgia-canaglia, che ben si accompagna all’autunno, la lettura dell’autobiografia della dea
Kim Gordon diventa un fatto inevitabile.
Ho un fuoco nel cassetto di Francesca Cavallo
Salani Editore, Milano 2022
Francesca Cavallo: «Donna, queer, meridionale: tre parole che costruiscono una prigione invisibile fatta di aspettative, di stereotipi e luoghi comuni» è quanto riportato nelle prime righe della scheda del libro. Se a questo si aggiunge il successo planetario della campagna di crowdfunding realizzata negli Stati Uniti per la serie Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli di cui Cavallo è co-autrice, ecco il ritorno in auge degli USA come terra-promessa e del sud Italia come terra-da-cui-fuggire, proprio quando questi bizzarri stereotipi sembrano o dovrebbero vacillare. All’indomani di una campagna elettorale letteralmente infuocata da luoghi comuni tra i più disparati e disperati, credo che andrò ben oltre alle prime pagine in anteprima di questo libro, con la riposta speranza «di uscire dai binari, di oltrepassare i confini, di “dar fuoco alle polveri”».
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Anna Paola
Ho paura torero di Pedro Lemebel
traduzione di Giuseppe Mainolfi, Marcos y Marcos, Milano 2001
Estate, si sa, fa rima con divertimento e spensieratezza, cosa accade però quando il rumore del mondo stride con quello che abbiamo in testa? Questa riflessione mi porta, un po’ per antitesi, a questo esilarante e commovente romanzo, in cui sullo sfondo di una delle dittature più spietate del secolo scorso prende vita una storia d’amore dolcissima e irriverente, che sfida ogni pregiudizio. In una Santiago riscaldata dal sole e dal fuoco dei copertoni bruciati in segno di protesta, si muovono la Fata dell’angolo e Carlos, dando vita a una storia in cui alla disumanità di Pinochet fanno da contraltare la poesia, l’amore e la libertà.
La mia famiglia e altri animali di Gerald Durrell
traduzione di Adriana Motti, Adelphi, Milano 1975
Che cosa più del bianco e dell’azzurro della Grecia fa pensare all’estate? A inizio settembre, quando non è ancora tecnicamente autunno ma, di fatto, siamo proiettati nella stagione a venire e ci troviamo di fronte l’immagine di una casetta arroccata a picco su un mare cristallino, è impossibile non rievocare memorie estive, fatte di calore e salsedine. Se penso alla Grecia il pensiero corre veloce a questo romanzo divertente e commovente, in cui alla descrizione paesaggistica di una sorta di Paradiso Terrestre si mescola il racconto di una famiglia chiassosa e felice. Una sorta di romanzo di formazione dai toni gioiosi che infonderà il calore necessario per affrontare i mesi più freddi.
Sofia si veste sempre di nero di Paolo Cognetti
minimum fax, Roma 2012
Con il finire dell’estate i colori caldi e brillanti del nostro armadio cedono il posto a tinte più cupe, in linea con lo spirito della stagione autunnale, più malinconica e forse più dolce. Se questo è vero per tutti, non lo è per la protagonista di questo romanzo che fa del nero la sua divisa di ordinanza. Sarà bello immergersi nell’universo di Sofia attraverso piccoli quadri che ci mostrano la sua crescita, da bambina a giovane donna. Una figura femminile che dietro un’apparenza ostile e po’ scontrosa cela inquietudini e turbamenti in cui sarà impossibile non riconoscersi. Perfetto per una stagione dalle tinte meno accese, in cui viene voglia di rintanarsi e, perché no, di guardare dentro di sé.
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Virginia
Il mare, proprio per la sua immensità, sin dall’inizio è stato il mondo dei miei sogni. Un mondo fatto di libri, di musiche, di quadri e di tutto quello che l’uomo ha provato a descrivere immaginando quell’immensità.
A settembre, quando torno al lavoro, mentre siedo alla scrivania, mi perdo nei ricordi e mi sembra di sentire ancora il rumore del mare. Cerco di custodire il più possibile questa emozione che però a mano a mano, giorno dopo giorno, svanisce. I libri, come sempre, sono i miei alleati per cercare di ritardare il più possibile questo momento.
Ma oltre a richiamare ricordi felici, è importante che del mare cambi anche la nostra percezione.
Storia del mare di Alessandro Vanoli
Laterza, Roma-Bari 2022
In Storia del mare lo storico e scrittore Alessandro Vanoli ripercorre la lunghissima e stupefacente storia del luogo da cui proviene tutta la vita sulla Terra. Una lunghissima storia che parla di tutto: di scogli, correnti, fossili, pesci, barche, esploratori, pirati per raccontare il mare e ricordarci come in fondo non siamo altro che specie tra specie, e dovremmo pensarci un po’ meglio a sfruttare e devastare casa nostra.
La storia del mare è anche quella dei nostri sogni, di spazi che diventano possibili poco alla volta, e più diventano possibili più obbligano a misurarsi con le nostre conoscenze.
E poi c’è inevitabilmente anche la storia dei mari più recenti. Quelli che sono simbolo purtroppo della prevaricazione nei confronti dell’ambiente, quelli che sono fatti di una conquista sistematica dello spazio, anche militare, e poi di un controllo di quello spazio sempre più capillare. E naturalmente lo sfruttamento, una storia antica purtroppo, abbiamo devastato tante cose e stiamo continuando a farlo. Una storia del mare ha bisogno proprio di questo ora, ricordarci qual è il nostro obbligo nei confronti dell’ambiente che ci ha cresciuto: imparare a riconoscere quella storia e ripercorrerla attraverso barche, eventi, animali è il primo passo per imparare a rispettarlo.
The Passenger, Oceano, AA.VV.
Iperborea, Milano 2022
Il nuovo The Passenger è dedicato all’oceano, una biblioteca della vita passata e futura dove dobbiamo immergerci davvero. La rivista-libro esplora l’Oceano da molti punti di vista, offrendo una gamma di prospettive diverse su quella che è la vita sopra e sotto la superficie. La vita di pesci, coralli, alghe e tutte le specie minacciate dall’uomo e la vita di milioni di persone che vivono e lavorano nei nostri oceani, facendo lavori molto diversi tra loro. Per esempio il volume racconta la vita faticosa di chi opera sulle piattaforme petrolifere e quella del grande settore del trasporto marittimo con le gigantesche navi portacontainer che trasportano di tutto. Al di là degli equipaggi infatti, a percorrere l’oceano sono soprattutto le merci, di ogni tipo: il novanta per cento di tutto ciò che indossiamo e utilizziamo ogni giorno si deve al trasporto marittimo.
Ci sono però anche modi più romantici di vivere il mare: quello dei velisti, «vagabondi del mare» che hanno scelto il mare come via di fuga e hanno fatto del mare la propria casa. Giovanni Soldini, grande velista, ha firmato un pezzo a quattro mani con il climatologo Antonello Provenzale, raccontando come ha visto cambiare l’oceano in tanti anni di traversate. Lo skipper conclude con una domanda fondamentale: «La natura ci chiede di evolvere; lei è una grande specialista dell’evoluzione, e noi?»
Il dubbio è che ci troviamo ancora all’inizio di questo nuovo, lungo viaggio.
ll conte di Mazara diAlexandre Dumas
traduzione di Viviana Carpifave, Il Palindromo, Palermo 2021
Un nuovo libro di Dumas può suscitare stupore e diffidenza. Ma come sappiamo Dumas è stato uno scrittore più che prolifico, dalla produzione immensa e da questa montagna è risorto a nuova vita Il Conte di Mazara che era stato pubblicato a puntate nel 1866, come si usava al tempo, sul giornale Le mousquetaire. E poi più nulla, fino a quando, fortunatamente, è stato riproposto in volume, prima in Francia e poi in Italia.
Ambientato nella Sicilia appena annessa al Regno d’Italia a seguito della missione garibaldina, il libro racconta le rocambolesche circostanze che hanno condotto il visconte Alphonse de Quinzac a Palermo: il suo incontro con il conte di Mazara – gentiluomo buono e generoso – l’amicizia che nasce tra i due e le avventure affrontate insieme. Ma queste avventure sono condizionate dalla superstizione del popolo palermitano che attribuisce al conte lo status infamante di jettatore: «Il conte per i palermitani era colpevole di tutto: della pioggia, del sole, del gracidio delle rane, dell’invasione delle mosche, dell’eruzione dell’Etna, dell’indigestione del padre priore, della morte del pappagallo della badessa, della bestialità e crudeltà di Ferdinando II, delle stecche del tenore dell’Opera, insomma di tutto per farla breve. Il conte di Mazara era considerato il genio del male della Sicilia». Ma da dove nasce questa accusa? A tali domande proverà a rispondere Alphonse de Quinzac, diventando in qualche modo l’eroe del romanzo. Il conte di Mazara è una storia di avventura ma anche un racconto di duelli nel quale Dumas ha iniettato tutto il suo debordante amore per la Sicilia, con la solita lingua svelta.
Sole a catinelle
– riflessioni –
Un pianeta che brucia
Il caldo non rimanda solo a scenari da sogno, spiagge di sabbia finissima e acque cristalline, ma anche a paesaggi aridi e lunari, resi tali dagli innumerevoli incendi che, soprattutto durante la stagione estiva, affliggono il nostro pianeta. Parlare di incendi non può che farci pensare al modo folle e dissennato in cui l’uomo sta predando la Terra e al fatto che annualmente ettari e ettari di alberi scompaiano. Se si parla di vegetazione che scompare la mente corre veloce al polmone verde del mondo, la foresta amazzonica, e allo sfruttamento che per anni è stato fatto del continente americano. La deforestazione è la principale causa che minaccia la sopravvivenza della foresta e una delle tecniche utilizzate per espandere le aree per le coltivazioni, gli allevamenti e le miniere è l’utilizzo del fuoco. La tecnica si chiama slash and burn, taglia e brucia, e procede in modo tale da eliminare la foresta per ottenere terreni utili alla coltivazione. L’utilizzo del fuoco provoca enormi incendi, difficilmente gestibili, che si estendono su enormi superfici per mesi, causando una perdita irreparabile per l’intera umanità. Chiamare in causa l’America Latina e lo sfruttamento delle sue risorse non può che farci pensare al saggio di Eduardo Galeano, Le vene aperte dell’America Latina, edito nel 1971 con la traduzione di Gabriella Lapasini e di cui nel 2021, per i cinquant’anni dalla prima pubblicazione, è stata curata per SUR una riedizione con un saggio introduttivo di Andrea Staid. Questo testo, dopo più di mezzo secolo dalla sua pubblicazione, ha ancora tantissimo da dirci poiché, per dirlo con Galeano stesso, «Le vene aperte dell’America Latina non è stato un libro muto». Sono tanti gli interrogativi che questo saggio ancora oggi suscita e uno su tutti si impone alla nostra attenzione: è giusto distruggere la terra per generare profitto? In particolare nell’introduzione al testo si mette in discussione il modello antropocentrico secondo il quale la specie homo sapiens sarebbe superiore alle altre e, in virtù di tale presunta superiorità, legittimata a distruggere la Terra e ad alterare interi ecosistemi danneggiando altre specie per il proprio interesse. Tutto questo si ricollega alle tematiche dell’antispecismo e della salvaguardia ambientale, temi sempre più attuali che ormai è impossibile ignorare. A tal proposito un altro testo consigliato è quello di Naomi Klein Il mondo in fiamme: contro il capitalismo per salvare il clima, edito nel 2019 da Feltrinelli e tradotto da Giancarlo Carlotti, in cui l’autrice canadese ci mette in guardia rispetto ai rischi che corriamo se non invertiamo la rotta e se non rinunciamo alla cultura consumistico-capitalista imperante assumendoci appieno le nostre responsabilità nei confronti del Pianeta e delle generazioni future. Così come nel romanzo di Richard Powers Il sussurro del mondo (traduzione di Licia Vighi, La nave di Teseo 2019), il legame con ciò che ci circonda è sentito prepotentemente in una prospettiva che vede le specie che abitano la Terra connesse e tra loro interdipendenti. Per entrare più a fondo nello spirito che anima un testo come quello appena citato sarebbe molto interessante la lettura di Come pensano le foreste di Eduardo Kohn, edito da Nottetempo nel 2021 e tradotto da Alessandro Lucera e Alessandro Palmieri, in cui l’autore forza i fondamenti stessi dell’antropologia per interrogarsi su cosa significhi davvero essere umani e su cosa ci distingua dalle altre forme di vita che abitano la Terra. Domande simili le ritroviamo nel saggio di Harari Sapiens. Da animali a dei (traduzione di Giuseppe Bernardi, Bompiani 2014) in cui il professore israeliano traccia una storia della specie sapiens a partire dalla preistoria fino ad arrivare ai giorni nostri, per individuare ciò che ha reso la nostra specie un unicum nell’evoluzione. Nel corso di questa nostra piccola riflessione siamo partiti col sottolineare i danni che l’uomo reca, più o meno consapevolmente, all’ambiente circostante e in particolare a boschi e foreste. Mi sembra doveroso, pertanto, fare un accenno al podcast Cortecce, in cui la voce di Daniele Ferrini ci accompagna in piccoli viaggi nel mondo delle piante, silenziose abitanti di questo Pianeta, attraverso i quali scopriamo a poco a poco i numerosi intrecci tra mondo vegetale e mondo animale. Infine, per aggiornarsi sulla crisi ambientale in corso, consiglio Che clima fa il podcast settimanale di Daniele Federico che tratta di clima, biodiversità e oceani e di come questi temi si leghino alla politica, all’economia e alla società nel suo insieme. Per operare un cambiamento è necessario un approccio sistemico che scardini dalle fondamenta il modello economico imperante che ci ha condotto sull’orlo del baratro e che tenga conto delle interconnessioni tra l’emergenza climatica e i fattori sociali, politici ed economici che l’hanno generata.
Anna Paola
Dobbiamo fare qualcosa
Un’altra estate è finita facendo spazio alla malinconia, alla tristezza e alla nostalgia. Questa estate però sarà ricordata come una delle più calde degli ultimi anni, forse la più calda. Ed il ricordo è ancora vivido nelle nostre menti. Cominciamo finalmente a percepire il pericolo anche con i nostri sensi?
Non possiamo infatti dimenticare e rimanere indifferenti davanti ai disastri a cui abbiamo assistito: lo scioglimento di un ghiacciaio, la siccità, il caldo asiatico nel Mediterraneo, le alluvioni. Questioni di cui i giovani parlano ormai da tempo sono entrate prepotentemente nella quotidianità di tutti. Per evitare il disastro dovremmo quindi mettere in discussione lo stile di vita che conduciamo e, in modo più deciso, il nostro sistema di produzione, di consumo, di sviluppo.
Il problema è che concetti come il sistema di produzione, o lo stile di vita, non sono la conseguenza di un disegno razionale. Rispondono a istinti ben più profondi.
Quando si parla di queste cose l’affermazione più gettonata è «dobbiamo fare qualcosa», una frase che spesso si perde nel vuoto. Aveva forse ragione Jonathan Franzen nel suo saggio E se smettessimo di fingere? (traduzione di Silvia Pareschi, Einaudi 2020) a pensare che ormai è troppo tardi per fermare il riscaldamento globale?
Finché continueremo a fingere di essere in grado di «risolvere» il problema del clima, correremo il rischio di sottovalutare minacce più immediate all’ambiente e all’ordine sociale?
Il clima merita di essere centrale nel dibattito pubblico, ma è ormai tempo di includere l’inevitabilità delle catastrofi: «Dobbiamo parlare di più di come prepararci ad affrontarle e meno di una battaglia persa», sostiene Franzen.
La maggior parte della gente infatti continua imperterrita a comportarsi come sempre – guidare grosse auto, costruire grandi case, comprare prodotti cinesi a buon mercato, non fare la raccolta differenziata o farla male – ma non serve «salvare il pianeta» dal disastro climatico se nel frattempo distruggiamo la natura. E a differenza di quelle contro il riscaldamento globale, molte delle battaglie per la biodiversità si possono ancora vincere.
It’s not Climate Change, It’s Everything change è il titolo di un importante articolo di Margaret Atwood pubblicato nel 2015. Non è solo il clima a cambiare, ma è l’intero sistema di condizioni e relazioni su cui si basano le nostre società e il nostro equilibrio di individui e di specie. Bisogna intervenire quindi sul contesto globale. L’articolo di Atwood è stato tradotto in italiano per la prima volta ed inserito nella bella raccolta curata da Niccolò Scaffai, Racconti del pianeta Terra (Einaudi, 2022), che ha lo scopo di avvicinarci, immedesimarci alla terra che crediamo ci appartenga, ma che guardiamo bruciare da vicino perché «oggi più che mai ci serve un alfabeto nuovo con cui ripensare il mondo, e il modo scriteriato che abbiamo di abitarlo».
Abbiamo infatti bisogno di un approccio più ampio e diversificato possibile e l’obiettivo deve essere quello di aumentare la consapevolezza nelle persone, usando però degli strumenti potenti che parlino all’emozione più che alla logica.
Ha provato a fare questo, nei primi giorni di ottobre, il Pianeta Terra Festival. Una rivoluzione per la sostenibilità (che si è tenuto a Lucca organizzato dalla casa editrice Laterza e dalla Fondazione cassa di Risparmio di Lucca): «Per affrontare la sfida ambientale, la più importante della nostra epoca, è necessario l’impegno di tutti sul piano, prima di tutto, culturale, di visione. È necessaria una rivoluzione economica, politica, sociale, culturale e industriale per perseguire l’obiettivo di un ambiente sano e di una società equa!» ha detto Vito Mancuso, direttore scientifico del festival.
Voglio concludere ricordando Bruno Latour, morto pochi giorni fa, filosofo della crisi ecologica, che teorizzava partendo dall’ ossimoro «umanesimo scientifico», ritenendo l’opposizione tra umanesimo e scienza un frutto ormai deperito della modernità che ha operato una separazione artificiale. A marzo 2023 uscirà per Einaudi il suo ultimo lavoro Facciamoci sentire! Manifesto per una nuova ecologia.
Virginia
Chi siamo
– cosa ci piace o ci piacerebbe fare –
Roberta Abeni
Insegnante, architetta, appassionata di editoria, grafica e illustrazione. Collaboro con ragazze e ragazzi della scuola secondaria a piani di invasione del mondo eccessivamente a misura di adulto e all’immaginazione di nuovi modelli di sviluppo urbano. Nel frattempo sogno ad occhi aperti di impaginare libri e disegnare copertine…
Per saperne di più: @compiti_liberi_artistici e @robabeni
Qui alcune tra le sovracoperte e copertine preferite:
– Ulysses di James Joyce, Random House, New York 1934: copertina e impaginato di Ernst Reichl
– La donna della domenica di Fruttero e Lucentini, Mondadori, Milano 1972: sovracoperta di Ferenc Pintér
– Le copertine di Olimpia Zagnoli delle opere di Henry Miller per Feltrinelli, Milano 2015-2016
Anna Paola Caccavo
Insegnante di lettere e di italiano per stranieri, appassionata di libri, mi piace mischiare cultura classica e pop. Amo le città caotiche e colorate, memorizzare i segni zodiacali delle celebrità e perdermi tra gli scaffali dei reparti di cancelleria. Ho collaborato con riviste che si occupano di letteratura e cinema, due tra le mie più grandi passioni. Ogni anno decido di imparare qualcosa di nuovo perché mi annoio facilmente, il 2022 sarà l’anno dell’uncinetto.
Virginia Lepri
Dottoressa di ricerca in storia del Risorgimento, dopo tanti dubbi ho trovato (forse) la mia strada, abbandonando la ricerca scientifica per l’editoria, grazie anche ai corsi minimum lab. Adesso sono redattrice e ufficio stampa presso Viella editrice. Le mie più grandi passioni sono leggere e viaggiare, la mia idea di paradiso viaggiare leggendo!