I Await the Devil’s Coming: proporre e tradurre un’opera letteraria
I corsi non finiscono quando finiscono le ore di lezione: anzi, spesso le cose più interessanti accadono proprio dopo i saluti finali. È da lì che quanto ci siamo detti in aula entra nelle storie personali delle allieve e degli allievi. Una di queste storie riguarda un libro, in uscita per Ago Edizioni – L’attesa del diavolo, di Mary MacLane – ce la racconta Sofia Artuso, che ha partecipato alla scorsa edizione del laboratorio di traduzione.
di Sofia Artuso
A giugno del 2023, ancora piuttosto confusa su come funzionasse nel pratico un incarico da traduttrice per una casa editrice, decido di iscrivermi al corso di traduzione letteraria tenuto dalla minimum fax.
La presentazione del corso sembra piuttosto allettante: “tre moduli per affrontare tre diversi aspetti del lavoro sui testi stranieri tradotti in italiano: la parte pratica del lavoro di traduzione letteraria dall’inglese, gli strumenti, i metodi di lavoro, il ruolo del traduttore all’interno della filiera e il lavoro finale di editing e revisione della traduzione”. Inizio, quindi, a frequentare il corso con grandi aspettative che vengono subito confermate già dal primo incontro. Le classi virtuali sono piccole, comprendono un numero di iscritti ridotto al fine di poter seguire accuratamente le esigenze di ciascuno di noi. Inoltre, il livello di professionalità e conoscenza è altissimo da parte di ogni esperto del settore che modera la lezione (Luca Briasco, Tiziana Bello, Sara Reggiani, Cristiana Mennella e Assunta Martinese). Ma, cosa più importante, il corso si rivela incredibilmente pratico. Comincia a darmi risposte che nessun corso universitario mi aveva mai dato. Tutto viene trattato con trasparenza e schiettezza; cose necessarie quando ci si vuole affacciare per la prima volta al mondo del lavoro.
Ad ogni modo, uno dei motivi principali per cui avevo deciso di frequentare questo preziosissimo corso era perché, dopo un percorso universitario improntato alla traduzione, avevo deciso di mettermi in gioco con l’intenzione di mandare una proposta di traduzione a una casa editrice, benché non avessi la minima idea di come si facesse. A tal riguardo, le informazioni che ci forniscono durante il corso sono tantissime: ci viene spiegato come impostare una proposta a partire dall’idea fino alla realizzazione pratica, come scrivere una mail per presentarsi e presentare il libro, quale testo scegliere e perché, cosa allegare all’interno della mail e così via. Insomma, più le lezioni andavano avanti, più i miei dubbi cominciavano a svanire e mi sentivo pronta a realizzare l’obiettivo che avevo in mente: ero pronta a preparare la mia prima proposta di traduzione.
Gli step da seguire erano diversi. Innanzitutto, dovevo capire che tipo di libro volevo tradurre. Generalmente, se si è alle prime armi, è più saggio scegliere un testo che presenta un linguaggio alla nostra portata, che sia vicino al nostro parlato e al nostro tempo (in questo senso il mio errore è stato poi quello di imbarcarmi in un testo con un linguaggio troppo distante diacronicamente). Poi dovevo scegliere il libro in modo strategico pensando a qualche proposta intrigante, a qualcosa di cui il panorama letterario avesse bisogno. E infine, capire a quale casa editrice avrei rivolto la mia proposta perché ognuna ha delle esigenze diverse. Il mio obiettivo era quello di scegliere un testo mai tradotto prima d’ora in italiano, un’opera che fosse stata dimenticata dal panorama letterario e che dunque necessitasse di una nuova vita. Con le idee ancora un po’ confuse mi sono messa al lavoro e ho iniziato a condurre le mie ricerche. Ho studiato con molta attenzione e dettagliatamente molteplici cataloghi di diverse case editrici americane. Fino a quando non sono stata colpita da un titolo in particolare che sembrava facesse al caso mio: I Await the Devil’s Coming di Mary MacLane. Il libro era promettente per diversi motivi. In primo luogo, era stato scritto e pubblicato negli Stati Uniti all’inizio del Novecento, aveva avuto un boom iniziale per poi essere censurato e dimenticato; dunque, era scomparso ingiustamente dalla scena letteraria. In secondo luogo, il contenuto era incredibilmente interessante: l’autrice l’aveva scritto alla sola età di diciannove anni ed era stata presto considerata come una delle prime femministe americane. L’opera non era classificabile in alcun tipo di genere letterario, il che la rendeva originale e innovativa da un punto di vista strutturale. I temi trattati risultavano ancora incredibilmente attuali: l’omosessualità, l’identità di genere, la repressione delle donne nella società, le critiche a una società bigotta e altro ancora. Insomma, mi sembrava un libro veramente potente che necessitava assolutamente di essere conosciuto anche in Italia. Inoltre, essendo l’autrice morta più di settant’anni fa, il problema relativo alla richiesta dei diritti non sussisteva. Dopo aver preparato la mia proposta di traduzione, ho deciso di individuare la casa editrice più adatta. Il libro che avevo scelto doveva inserirsi bene nel catalogo e nel piano editoriale della casa editrice che avrei selezionato. Dopo accurate ricerche, ho finalmente trovato la casa editrice che faceva al mio caso: Ago Edizioni. Una piccola casa editrice nata a settembre 2023 che si occupa di narrativa straniera del Novecento. La mia proposta viene accettata e comincio con il mio lavoro di traduzione. Il processo traduttivo è stato molto complesso e gratificante. È stata una grande sfida per me dover gestire il linguaggio dell’autrice e interpretare molti dei suoi pensieri che non seguivano un filo logico. Per questo motivo, è stato cruciale il meticoloso lavoro di revisione da parte della casa editrice (accertatevi che venga sempre fatto) al fine di garantire che la pubblicazione rispecchiasse fedelmente il testo originale. Ogni libro necessita un approccio specifico, e dobbiamo essere preparati a gestire queste differenze quando intraprendiamo un progetto. Tradurre è un’arte affascinante e complessa, e chi decide di seguirne il cammino deve esercitare pazienza, capendo che ogni parola va scelta con cura, che il rispetto dello stile dell’autore è fondamentale, e che il testo finale deve apparire come se fosse stato scritto nella lingua di arrivo.
Inoltre, oltre alla traduzione, ho avuto l’opportunità e la soddisfazione di scrivere una postfazione sull’autrice e sull’opera che ho personalmente scoperto. Questo mi ha permesso di contestualizzare l’opera e di offrire ai lettori strumenti utili per comprendere a fondo il suo significato.
Insomma, questa prima esperienza mi ha insegnato molto e mi ha fatto capire la bellissima e difficilissima responsabilità che ogni traduttore possiede quando si trova a dover gestire un testo.
Il corso offerto da minimum fax è stato cruciale per aiutarmi ad affrontare questo mondo che prima conoscevo solo in teoria. Invito chiunque fosse interessato a diventare traduttore o traduttrice a iscriversi per scoprire e approfondire l’affascinante arte della traduzione.
Sofia Artuso è laureata in traduzione specialistica, lavora come traduttrice letteraria e come redattrice per la rivista Gelo. Ha frequentato il laboratorio di traduzione letteraria di minimum lab.
[L’illustrazione è di Chiara Rondoletti e viene dal sito di Ago Edizioni]