Libri per viaggiare: i consigli di lettura di minimum lab
La nostra lista di consigli per l’estate, quest’anno, abbiamo deciso di dedicarla ai viaggi: qui di seguito trovate le mete scelte da noi di minimum lab – fra corsisti, docenti, organizzatrici e tutor – legate, ciascuna, a un libro. Potete decidere di partire zaino in spalla, oppure di viaggiare semplicemente fra le pagine, o, ancora, di fare entrambe le cose: partire e portare con voi un buon libro a farvi compagnia.
Pianura Padana, Napoli
Scomparsi entrambi nei mesi passati, questi due grandi scrittori italiani hanno saputo raccontare i luoghi – la pianura padana, Gianni Celati; Napoli, Raffaele La Capria – in un modo inarrivabile: suggerisco quindi di viaggiare con loro. Con Narratori delle pianure (Feltrinelli) e Le avventure di Guizzardi (Einaudi) di Gianni Celati e Ferito a morte di Raffaele La Capria (Mondadori).
Fabio Stassi, docente
Sicilia
Sono in Sicilia in questi giorni, dalle parti di Palermo, e non posso allora non pensare a Spaesamento di Giorgio Vasta (Laterza). Questo piccolo libro, un centinaio di pagine appena, nelle quali Vasta esamina Palermo, città sua di origine, la racconta, ci rimugina sopra, in un viaggio di tre giorni che è un carotaggio, come racconta lo scrittore stesso. Un modo di osservare le città e di farne reportage narrativo e racconto letterario che sento molto affine.
Veronica Galletta, docente
New York
Un po’ memoir, un po’ saggio, un po’ romanzo, Città sola di Olivia Laing (traduzione di Francesca Mastruzzo, Il Saggiatore) è un libro magnetico e commovente che racconta New York attraverso le vite di alcuni artisti simbolo della città (Andy Warhol, Edward Hopper, David Wojnarowicz tra gli altri) ma evoca anche la solitudine della grande metropoli con le sue mille luci e le sue tante ombre.
Chiara Rea, docente
Isola di Terranova
Ambientato in un luogo freddo e apparentemente ostile, Avviso ai naviganti di Annie Proulx (traduzione di Edmonda Bruscella, minimum fax) ti insegna a conoscere, rispettare e amare il mare, ed è un romanzo meraviglioso.
Tiziana Bello, docente
Italia, dal Sud al Nord
La Calabria del sublime e della resistenza, l’altra faccia della regione raccontata dalle cronache, ritratta da A sud del Sud di Giuseppe Smorto, Zolfo editore. Le terre e le storie del Casertano nello straordinario reportage di Antonio Pascale La città distratta, Einaudi.
Il Golfo di Napoli descritto da Raffaele La Capria in Ferito a morte, Mondadori – un libro a cui devo quasi tutto: di certo aver cominciato a fare il mestiere dell’editore, e soprattutto l’aver “incontrato” mio padre.
Cronache dalle terre di Scarciafratta di Remo Rapino (minimum fax) vale per tutti i borghi abbandonati i italiani: sceglietene uno e andateci con questo libro sotto il braccio.
Infine, La strada di San Giovanni di Italo Calvino, Mondadori: da quando l’ho letto, ho sentito più vicina a mela Liguria, una regione che prima di allora era sempre stata fuori dai miei radar.
Daniele Di Gennaro, editore
Londra, Costantinopoli
Se vi piace camminare come piace a me ho qualche consiglio di itinerario in cui non importa tanto la meta quanto il modo con cui la si raggiunge. A fette. Prendete una città a caso, preparatevi a un bel po’ di inquinamento acustico e a respirare una insalubre quantità di diossina e provate a seguirne il perimetro, forzandone le strutture di certo non fatte per gli attraversamenti e imparando a conoscerne i margini e quei disgraziati che li abitano. Un po’ come ha fatto Iain Sinclair in London Orbital (traduzione di Luca Fusari, Il Saggiatore) oppure Gianfranco Rosi con il documentario Sacro GRA, quando la periferia andava ancora di moda. Più o meno le ultime elezioni. Se invece preferite l’aria buona, le belle passeggiate, la ztl (devo ricordarmi che sono consigli di lettura!), allora procuratevi Tempo di regali di Patrick Leigh Fermor (traduzione di Giovanni Luciani, Adelphi) e incamminatevi verso Costantinopoli armati di zaino, pomata per i calli (o se questo viaggio lo fate da fermi, per le piaghe da decubito), una selezione di buoni versi a piacere e tanta tanta buona lena.
Stefano Friani, docente
Australia
Nel mio “bagaglio letterario” non ci sono molti titoli di viaggio, ma vorrei consigliare il libro che mi ha spinta a esplorare questo genere: In un paese bruciato dal sole di Bill Bryson (tradotto da Stefano Viviani, TEA).
Sono affascinata dall’Australia fin da bambina, quindi trovare per caso questo libro in biblioteca è stata una delle mie scoperte più belle perché l’autore, con il suo umorismo e tra avventure e disavventure, mi ha raccontato questo paese e mi ha permesso di “visitare” l’interno, la Boomerang Coast e “i bordi” insieme a lui. Non mancano nei racconti dei suoi viaggi anche aneddoti curiosi e fatti storici sull’Australia, come la scomparsa del primo ministro Harold Holt. Andatela a cercare… che un primo ministro scompaia così nel nulla, per un tuffo in mare, ha dell’incredibile.
È un libro che fa innamorare ancora di più di questo paese così strano, ricco di animali bellissimi (e talvolta fin troppo pericolosi!) e dagli stupendi paesaggi.
Elisabetta Fortunato, corsista
Isola deserta
Ho ritrovato Venerdì o il limbo del Pacifico (traduzione di Clara Lusignoli, Einaudi) di Michel Tournier, scrittore francese scomparso nel 2016, da adulto, dopo averlo letto negli anni ’80 in una riduzione per l’infanzia scevra di alcune parti scabrose ed intitolata Venerdì o la vita selvaggia. Si tratta di una rivisitazione del Robinson Crusoe di Defoe posticipata, non a caso, nel secolo dei lumi. È un libro d’avventura ma anche un romanzo filosofico e una meditazione sul viaggio interiore dell’uomo occidentale, sullo smarrirsi e sul ritrovarsi. Dopo falliti tentativi d’evasione dall’isola, per rifuggire la bestialità della solitudine, al naufrago non resta che organizzare, addomesticare, regolamentare secondo gli unici modelli a lui familiari: quello statale e quello religioso. L’incontro col selvaggio Venerdì, uomo in armonia con la natura, metterà in crisi il suo sistema di valori.
Iulo Iannace, corsista
Dai Balcani al Pakistan
Ne La polvere del mondo (traduzione di Maria Teresa Giaveri, Feltrinelli) Nicolas Bouvier racconta del viaggio affrontato negli anni ’50 a bordo di una Fiat Topolino in compagnia dell’amico artista Thierry Vernet, viaggio che dall’Europa balcanica li porterà ad attraversare il Medio-Oriente per poi giungere in Pakistan, ad un passo dall’India.
La polvere del mondo è un testo ormai considerato classico che ho scoperto da poco e che mi trattengo dal divorare. Non solo per godere di un’esperienza che ha dell’incredibile, e che probabilmente oggi risulterebbe impossibile, ma anche per meditare sulle riflessioni, di cui ogni singola pagina è intrisa, che connettono la filosofia, la sociologia, l’antropologia contemporanea – giusto per citare alcuni ambiti – e che ben si affiancano ai disegni rapidi, dalle larghe e corpose pennellate, di Vernet.
Proprio per il rispetto dovuto ad un testo classico, non posso fare altro che scegliere, non senza difficoltà, un passaggio maieutico tra le decine possibili per celebrare un grande scrittore e viaggiatore, e per persuadere i futuri lettori che si imbatteranno in questo mio breve commento.
«Il metodo non basta: impossibile parcheggiare la propria macchina senza veder spuntare una specie di malvivente che pretende di «sorvegliarla» per un mezzo toman […] All’inizio rifiutavamo; eravamo troppo a corto e un toman serviva […] Un giorno l’abbiamo ritrovata nel mezzo di un marciapiede. Si erano dovuti mettere in sei o sette, circondati da curiosi e tra le risa generali, per farle passare il canaletto di scolo. A parte questo incidente, i ladri l’hanno sempre risparmiata; a causa senza dubbio, della quartina di Hâfiz che avevamo fatto scrivere in persiano sulla portiera sinistra:
Anche se il riparo delle tue notti è poco sicuro
E la tua meta ancora lontana
Sappi che non esiste
Sentiero senza una fine.
Non esser triste.
«Per mesi questa iscrizione ci servì da «apriti sesamo» e da salvacondotto in angoli di paese dove non si ha ragione di amare uno straniero. In Iran l’influenza e la popolarità di una poesia sufficientemente ermetica e vecchia più di cinquecento anni sono straordinarie. Negozianti accovacciati davanti alle loro botteghe inforcano gli occhiali per leggersela da un marciapiede all’altro. In quelle bettole del bazar piene di farabutti, si capita a volte su un consumatore vestito di stracci che chiude gli occhi dal piacere, completamente estasiato da qualche rima che un compagno gli mormora all’orecchio […] Essi conoscevano a centinaia quelle strofe folgoranti che aboliscono il mondo illuminandolo, proclamando discretamente l’identità finale del bene Bene e del Male e forniscono al recitante – con le unghie rose e le mani sottili strette su un bicchiere di vodka – quelle soddisfazioni di cui l’esistenza quotidiana è così avara».
Roberta Abeni, corsista
Roma
Nel luglio del 2018 il trentenne tedesco Simon Strauss parte per Roma con l’intento di ripercorrere le orme del suo compatriota Goethe. Vi resta per nove settimane, durante le quali annota su un taccuino le suggestioni, le esperienze, i quartieri, gli elementi caratteristici, gli incontri fugaci e quelli più significativi, accompagnando il lettore in una città che sembra cristallizzata nella sua iconografia mentre invece è viva e pulsante. Consiglio Nove settimane a Roma (traduzione di Anna Lisa Amodio, Italo Svevo) perché restituisce una descrizione della città molto intima, delicata e sincera; l’autore non censura gli aspetti negativi che la connotano, né tanto meno enfatizza quelli monumentali cedendo alla retorica della bellezza decadente, ma vi si immerge, si fa conquistare, non si nega a quello che la città ha da offrire, nel bene e nel male.
Laura Furlanetto, corsista
Giappone
Kafka sulla spiaggia (traduzione di Giorgio Amitrano, Einaudi) racconta di due uomini in fuga: Tamura che cerca di sfuggire a una sinistra profezia, Nakata che vuole sottrarsi alle conseguenze del terribile omicidio in cui è stato coinvolto. Questi gli ingredienti di partenza per un romanzo di formazione che è anche una fiaba dalle tinte fosche. Come di consueto in Haruki Murakami, la musica scandisce il ritmo di un viaggio incredibile, in bilico tra realtà e sogno, lungo due binari solo apparentemente paralleli ma
che in realtà sembrano convergere fino a sovrapporsi. Un viaggio on the road da Tokyo allo Shikoku attraverso un Giappone dai tratti realistici e fiabeschi a un tempo.
Anna Paola Caccavo, corsista
Sarajevo
Le poesie di Izet Sarajlić ci accompagnano in un viaggio nello spazio e nel tempo lungo le vie di Sarajevo, ci fanno sedere ad un piccolo caffè con vista sulla città, ci portano a feste notturne nei sotterranei di una città tenuta in ostaggio. Chi ha fatto il turno di notte (a cura di Silvio Ferrari, Einaudi) è un passeggiata dolce e terribile nella vita dell’autore, in cui la morte e la perdita fanno da sfondo al ritratto meraviglioso della storia d’amore tra un uomo e la sua compagna di vita, tra un uomo e la sua città.
Federico Patacconi, corsista
Nordamerica
I canyon dello Utah, il deserto del Mojave in California, la penisola dello Yucatán e il mare delle Bahamas. Come un pittore con la sua tavolozza, in Antropologia del turchese (traduzione di Sara Reggiani, Edizioni Black Coffee) Ellen Meloy dipinge con le parole. Ogni capitolo ci trasporta
in un paesaggio reso nitido dai colori, tangibile. Il filo che unisce tutti questi luoghi non è rosso, ma turchese – il colore del desiderio doloroso, come lo definisce l’autrice. Ora più che mai, visti i rapidi sviluppi a livello di cambiamento climatico, i nostri sensi devono stare all’erta per apprezzare fino in fondo tutto ciò che quotidianamente il nostro pianeta blu ci offre. Un viaggio in solitaria nella natura, lontani dal turismo di massa, per esplorare il deserto americano con gli occhi di chi lo ha sempre considerato casa.
Sara Tuveri, tutor laboratorio di scrittura
Stati Uniti
Nel 1960 John Steinbeck, arrivato alla soglia dei sessant’anni, decide di partire per un viaggio di tre mesi alla (ri)scoperta degli Stati Uniti. A bordo di Ronzinante, un furgone dotato di tutti i confort, e in compagnia di
Charley, il fidato barboncino francese, lo scrittore evita il più possibile le metropoli e le autostrade, e si addentra nelle cittadine e nella natura selvaggia dell’America profonda e rurale, con l’intenzione di cogliere
il più possibile le sfumature e le contraddizioni del suo paese. Tra avventure rocambolesche e incontri fortuiti, ma intensi, con braccianti Canuck, camionisti, cameriere e proprietari di case mobili, il viaggio si
trasforma spesso in un’occasione per riflettere su importanti questioni di attualità (come l’avanzare del progresso, l’inquinamento o la questione razziale) all’interno di una nazione interessata da cambiamenti
significativi. Da questa esperienza è nato Viaggi con Charley alla ricerca dell’America (traduzione di Luciano Bianciardi, a cura di Luigi Sampietro, Bompiani), un appassionante reportage che offre uno spaccato autentico
dell’anima degli Stati Uniti attraverso lo sguardo curioso e attento di un gigante della letteratura mondiale.
Livia Novello Paglianti, tutor corsi di redazione
La casa di famiglia
Una delle mete immancabili se non inesorabili delle vacanze estive è la casa di famiglia, dove andare a trovare nonni e genitori, evocare ricordi dell’infanzia e soprattutto ascoltare aneddoti riguardanti i trisavoli. Ecco perché non posso non suggerire la miniserie a fumetti Locke & Key (traduzione di Stefano Formiconi, Magic Press): dopo un lutto, la famiglia Locke cambia città e si trasferisce nell’imponente magione di famiglia. La casa custodisce numerose chiavi di splendida fattura, in grado di fare cose straordinarie ma anche di risvegliare un potere oscuro che presto metterà in pericolo la vita e l’integrità dei protagonisti e di chi li circonda. Ideata da Joe Hill (il figlio di Stephen King) e magistralmente disegnata da Gabriel Rodriguez, Locke&Key è una serie avvincente dalle atmosfere horror, ma anche una toccante saga familiare.
Mara Famularo, organizzazione corsi
In città
Ci sarà chi rimarrà in città, d’estate, ed è un’opzione dura e crudele, bisognerà sopportare il caldo e l’asfalto, ma a meno che non sia una città che è anche meta vacanziera, ci sono degli aspetti positivi: il progressivo svuotarsi delle strade, il rallentamento delle attività, la chiusura degli uffici e dei negozi. La proposta allora è di approfittare di questo periodo per vivere la città in modo inedito, come degli esploratori, alla ricerca delle piante che vivono nelle crepe, che si riprendono gli spazi abbandonati, piante pioniere alla conquista di territori urbani. Sarà utile portarsi dietro una piccola tanica d’acqua (magari di recupero) per annaffiarle e proteggerle dal caldo, e una guida: Vagabonde di Marianna Merisi (Topipittori), in cui si trovano tutte le indicazioni per scovarle, riconoscerle, magari raccoglierne i semi e immaginare (o, perché no, realizzare) un giardino di città.
Barbara Bernardini, responsabile corsi
[La foto di copertina è di Holly Mandarich da Unsplash]