Il materiale e la forma: una lezione di scrittura con Carola Susani

Il materiale e la forma: una lezione di scrittura con Carola Susani

Per presentare alcuni temi dei moduli del laboratorio di narrativa si sono tenute tre lezioni aperte di scrittura.
Questo è il racconto del secondo incontro, con Carola Susani, in cui abbiamo iniziato a riflettere sulla definizione del materiale narrativo e sulla forma che vogliamo dargli nello scrivere la nostra storia.


di Cinzia Gagliardo

L’incontro prende il via, come da programma, alle 18, quando ancora alcuni partecipanti sono alle prese con la telecamera del computer che non intende collaborare e auricolari da sgrovigliare. Anche Carola Susani, la relatrice, ha qualche problema, continua ad apparire e scomparire dal video. Appena la sua connessione diventa stabile, si rasserena in volto e inizia con i saluti di rito, introducendo l’argomento della lezione, il materiale narrativo e la forma, un tema piuttosto vasto da trattare in appena un’ora e mezza. Ci si prefigura un lungo viaggio tra concetti di narratologia ed esempi illustri e a noi partecipanti non resta che chiudere i microfoni e iniziare a prendere appunti.

Il materiale narrativo

Possiamo definire il materiale narrativo come l’insieme degli elementi di una storia e creare un equilibrio fra loro è l’obiettivo di uno scrittore, indipendentemente che sia in erba o di grande esperienza. Per dare un’idea su come gestire quest’abilità da parte di chi scrive, Carola ricorre a una metafora: paragona lo scrittore a un giocoliere che con grande maestria lancia in aria più arance contemporaneamente e le riprende ritmicamente sempre tutte, senza mai farne cadere nemmeno una.

Ma quali sarebbero gli elementi che una storia deve avere per poter definirsi tale?

Questa è stata la domanda che ci è stata rivolta da Carola per rompere il ghiaccio all’inizio dell’incontro. Dopo qualche istante di esitazione, sono iniziate a fioccare le risposte. C’è chi dice un’ambientazione, chi aggiunge un personaggio, chi propone la struttura a tre atti, che anticipa l’altro argomento dell’appuntamento, la forma della storia. Tutte risposte corrette, che individuano effettivamente i fattori cruciali di una storia. Vediamo di approfondirli, riportando quanto detto all’incontro. Partiamo dall’ambientazione, che è un elemento importante nell’economia di una storia e può essere determinante se si decide di dar vita, ad esempio, a un romanzo storico o che si svolge in particolari realtà o situazioni che necessitano di una ricostruzione fedele e precisa, basata su una ricerca puntuale. Una storia, per esistere, ha anche la necessità di avere almeno un personaggio che deve essere delineato nel migliore dei modi, perché può diventarne il fulcro, rimanendo nel cuore dei lettori più degli stessi fatti narrati. Del resto, quante volte ci ricordiamo di un personaggio come l’emblema stesso di un romanzo? Per creare un personaggio efficace, come prima cosa, dobbiamo evitare di inciampare in uno stereotipo e cercare di costruire una persona, non necessariamente vera, ma verosimile, con contraddizioni, limiti e chiaroscuri. Dobbiamo avere cura di tratteggiarlo anche in modo indiretto, attraverso descrizioni, dialoghi e azioni. C’è un altro aspetto determinante in un personaggio, però, ovvero il suo desiderio, esplicito o implicito che sia. Con lo sviluppo della storia, poi, scopriremo anche se questo verrà o meno disatteso. Per fare gli scrittori, come sottolinea Carola, dobbiamo entrare in confidenza con la crudeltà, rendendo la vita non facile al nostro personaggio. Fra lui e il suo desiderio dobbiamo interporre un ostacolo che lo costringerà a darsi da fare e che lo porterà a modificare la sua condizione iniziale. La tensione creerà un conflitto che a sua volta genererà il movimento necessario a dare vita alla nostra storia e alla trasformazione del personaggio, andando a ricreare quella condizione quotidiana che ritroviamo nella vita di ognuno di noi, cioè il cambiamento.

Carola, per farci capire quanto introdotto a livello teorico, ci propone un esercizio. Dobbiamo inventarci una storia che ha come protagonista un anziano che vive in un paesino di montagna quasi disabitato che, a causa di un avvenimento da precisare, si oppone con tutte le forze al dover lasciare la sua casa. Dopo innumerevoli tentativi, anche fantasiosi, si delinea pian piano la storia con il contributo di ognuno di noi. Il personaggio dell’anziano, già dai primi interventi, si discosta di molto dallo stereotipo del pensionato tranquillo che scruta cantieri e pure da quello del montanaro caparbio e scontroso. Ne esce un figuro panciuto che indossa magliette di gruppi heavy metal e l’evento scatenante che dà il via alla storia, in un primo momento, è la chiusura dell’unica farmacia del paese, ma questa motivazione appare subito piuttosto debole. Ormai si compra qualsiasi cosa online, non si può far arrivare un corriere con dei farmaci anche fra i monti?  Allora si decide che il signore ha un passato losco e che si è ritirato in montagna per coltivare marjuana indisturbato. Per evitare di lasciare la sua casa e, soprattutto, la sua redditizia coltivazione illegale, va a rubare la veneratissima reliquia custodita nella pieve, dando vita con il prete, a cui chiede pure un riscatto per restituire il cimelio sacro, a un rapporto che ricorda quello di Don Camillo e Peppone, questa volta dal tono più pulp che comico. Accanto a questa versione, ne fioccano diverse altre, come quella più romantica, dove l’anziano, che continua ad essere strambo, non vuole lasciare la vecchia casa, perché lì c’è il fantasma della moglie morta da qualche tempo, con cui chiacchiera quotidianamente.

La forma

È arrivato il tempo delle scelte. Una volta definito il nostro materiale narrativo, dobbiamo andare a delinearne la struttura, che è anche il nostro fine, passando dalla fabula all’intreccio. In questa fase, come ricorda Carola ricorrendo anche questa volta a una metafora, il compito di uno scrittore è simile a quello di un vasaio che mette la creta sul tornio e inizia a lavorarla, decidendo la forma che vuole dare all’ammasso di materia che si ritrova fra le mani. Noi, al pari di un vasaio, come prima cosa, dobbiamo decidere se vogliamo scrivere un racconto o un romanzo. La differenza principale fra queste due forme narrative non è solo la lunghezza: possiamo definire un racconto anche la parabola di un solo personaggio, mentre un romanzo è un insieme di personaggi che danno vita a diverse linee narrative che si intrecciano fra loro. Per esempio, se dovessimo optare per un racconto, dovremmo decidere se scrivere un micro racconto, come quelli di Max Aub in Delitti esemplari, dove la storia si conclude in poche battute che portano la tipizzazione al massimo, o stare attenti di non sforare le cento cartelle per non realizzare un racconto lungo, che spesso viene spacciato per un romanzo breve. Se optiamo, invece, per un romanzo, dobbiamo dedurre il genere a cui appartiene la storia che stiamo scrivendo e individuare se si tratta di un romanzo di formazione o psicologico, di un giallo o di una commedia e fare i conti con il relativo registro. Ad esempio, se vogliamo realizzare un romanzo psicologico, non possiamo non lavorare sullo scavo, mentre se vogliamo scrivere una commedia non possiamo non lavorare sui tipi. Un altro aspetto da tenere in considerazione quando si vuole realizzare un romanzo, è che dobbiamo fare un grande lavoro di immaginazione che ci porterà a sapere molte più cose di quante ci possano ritornare utili in fase di stesura. Per fare chiarezza su questo punto, ritorniamo all’esercizio che ci ha proposto Carola.  Per realizzare un romanzo che avrà come protagonista il nostro anziano, non basterà solo sapere che ha la pancia e indossa magliette di gruppi heavy metal di cui è fan, dobbiamo avere bene in mente il paesino di montagna in cui vive, la sua casa, le sue abitudini e la sua storia personale. Poco importa se questo marasma di dettagli non troverà sempre spazio in ciò che scriviamo, noi attingeremo solo ciò che ci servirà, bilanciando detto e soprattutto il non detto.  In contemporanea con queste scelte, dobbiamo individuare anche il narratore. Se è un testimone della vicenda, avrà un punto di vista limitato e potrà raccontare i fatti mentre accadono o con un approccio retrospettivo. Se, invece, è una terza persona, sarà un narratore onnisciente, che saprà molto più di chiunque altro sulla vicenda, muovendosi con sinuosa destrezza fra fatti e personaggi. Altro aspetto da non tralasciare fin dalle primissime pagine è il tono e lo stile, quest’ultimo dettato anche dalla naturale propensione dello scrittore alla paratassi o all’ipotassi. In questa fase, può essere utile il ricorso alla struttura triadica precedentemente citata, già in voga al tempo dei Sumeri, che permette di suddividere la nostra storia in tre parti, ovvero un inizio, un corpo centrale e una conclusione, in cui avviene, a sommi capi, rispettivamente la presentazione dei personaggi, l’individuazione di un conflitto e, infine, la risoluzione dello stesso.

L’incontro

In questo appuntamento dedicato al materiale narrativo e la forma, la caratteristica principale è l’interazione fra tutti i presenti, per altro in comune a tutti gli incontri del laboratorio di narrativa. Indipendentemente da chi presiede l’incontro, i partecipanti sono sempre invitati a dire la loro, instaurando un confronto continuo molto stimolante, sia per i corsisti che per i relatori. Carola, in particolare, sa creare un clima piacevole e protetto, dove prendere la parola e fare domande diventa naturale, anche per i più timidi. Le attività pratiche come creare una storia tutti insieme servono anche per instaurare un clima di cooperazione fra i partecipanti collegati via web all’iniziativa. In questo modo, si cerca di valorizzare la modalità online che, a livello di partecipazione, risulta spesso penalizzata rispetto a quella in presenza. Il laboratorio, però, non è solo un’opportunità per incontrare nuove persone e confrontarsi con loro, ma è anche un’occasione da sfruttare per avvicinarsi alla narrativa e tentare di far proprie le sue regole, oltre che riscoprirsi lettori con tanti nuovi suggerimenti, che siano nuovi autori di cui non si conosceva neppure l’esistenza o nuovi titoli con cui arricchire la propria biblioteca.  Capita spesso che durante gli incontri, a forza di sentire fare riferimento a dei classici, ci si senta incuriositi e si abbia voglia di riprenderli in mano e rileggerli, questa volta con un occhio diverso dalla prima lettura, più analitico e teso a carpirne i segreti.

Cinzia Gagliardo vive fra Padova, dov’è nata, e Venezia. Laureata in Arti Visive, ha frequentato il laboratorio di narrativa di minimum fax nel 2021.

[La foto è di Roman Hinex]

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