Il mercato editoriale in Italia: la lezione aperta di Emanuele Giammarco

Il mercato editoriale in Italia: la lezione aperta di Emanuele Giammarco

Questo è il resoconto della lezione aperta tenuta da Emanuele Giammarco per inaugurare il percorso di formazione in editoria e dedicata a capire come funziona il mercato editoriale in Italia, con particolare attenzione ai meccanismi della distribuzione.

di Chiara Gisoldi

Chiunque decida di intraprendere un percorso nel mondo editoriale, per colmare le tante curiosità che serba dentro di sé, dovrebbe assistere a una lezione aperta di Emanuele Giammarco (Racconti Edizioni) che, come ormai di consuetudine, ha inaugurato anche quest’anno il percorso di formazione editoriale di minimum fax. Spesso chi vuole entrare a lavorare nel mondo dell’editoria ha un’idea “romantica” dei mestieri che ruotano attorno al libro, tralasciando la finalità principale di ogni azienda, ovvero la vendita di un prodotto per ottenere guadagno. Si resta così quasi delusi a veder sgretolare questo castello fatto di poesia e sillabe, che si preoccupa più di distribuzione e di incassi.  Ma proviamo ad addentrarci meglio nel mondo del mercato editoriale, per capire meglio questa filiera così affascinante.

Una grandissima parte del lavoro editoriale, sia in termini di tempo che di denaro, inizia esattamente nel momento in cui la redazione ultima il suo lavoro con l’autore sul libro. Quell’argomentazione che negli ambienti culturali rimbomba ormai da decenni, ossia che “in Italia si legge poco”, viene spesso ricondotta al cosiddetto fattore culturale: la scuola, il sistema bibliotecario, le serate passate davanti una serie tv invece che leggere, la mancanza di tempo. Tuttavia, Giammarco sottolinea quanto le ragioni delle basse vendite di libri in Italia siano molto più concrete e tangibili, e riguardino il funzionamento della complessa rete distributiva.

Quando si parla di “leggere poco” e di “basse vendite” cosa si intende in realtà?

La lettura è un termine di difficile resa statistica, poiché è impossibile calcolare esattamente quanti libri usati vengano comprati, quanti classici presenti a casa vengano letti e quanti libri vengano prestati. Tutte le statistiche del mercato librario si riferiscono a dati tangibili, che sono la vendita delle novità e di una piccola e più recente parte del catalogo di un editore. Questi dati ci dicono anche che, nonostante nel nostro paese si acquistino pochi libri, il mercato italiano è uno dei mercati in cui si stampa di più al mondo.

Ma allora perché gli editori stampano così tanto se le vendite sono basse? Questa contraddizione ha origine nella falla del sistema distributivo: tutto si regge sul concetto di debito. Avendo il mercato editoriale dei margini di guadagno bassissimi, sul prezzo di copertina che spesso ci fa sussultare l’editore incassa pochissimo, attorno al 25%, e la maggior parte delle spese converge nella rete distributiva. Il distributore, infatti, si occupa sì di garantire la reperibilità dei volumi ma funge anche da “banca” delle case editrici, in quanto spesso detiene buona parte del loro magazzino, ma soprattutto si occupa di gestire dal punto di vista logistico e finanziario il complesso sistema delle rese, origine del sistema debitorio.

Come funzionano distribuzione e resi?

L’editore affida al distributore promozione e distribuzione dei suoi titoli. Il complesso dei volumi venduti alla libreria ma non al cliente finale viene definito sell-in, e su questo il distributore trattiene una percentuale. Il sell-out, ossia le copie effettivamente vendute al pubblico, raramente corrisponde a tutte le copie della tiratura, quindi dopo un certo periodo, le librerie restituiscono le copie invendute al distributore, pagando anche a questo passaggio una percentuale per il servizio del distributore, il quale a sua volta le rende ai magazzini dell’editore. Questi volumi invenduti costituiscono la resa.

Dal punto di vista logistico il processo è piuttosto lineare, dal punto di vista finanziario ricade tutto sulle spalle dell’editore, visto che né le librerie, che acquistano in conto deposito, né il distributore stesso si assumono rischi sull’eventuale non-vendita del prodotto. Si capisce che, considerando costi fissi quali affitto, elettricità, leasing vari, stipendi dei dipendenti e dei freelance, tipografia, diritti e anticipi per gli autori, il margine che rimane all’editore è veramente esiguo.

Per far fronte ad un margine di guadagno così basso l’editore pubblica altri libri, così da garantire una liquidità e da pagare gli arretrati al distributore, che allo stesso tempo gli fa credito sulle novità in uscita, alimentando questo circolo vizioso senza fine. Il continuo lancio sul mercato di novità ha con il tempo saturato il mercato, facendo sì che le novità rimangano sempre meno tempo sugli scaffali delle librerie per lasciare spazio ad altre novità che avranno anch’esse vita breve e così via.  

Un’osservazione va fatta anche sulla qualità dei volumi che arrivano nelle mani dei lettori: a una quantità così elevata di titoli in velocissima successione non può essere garantita la giusta attenzione né mediatica né culturale, ma non è detto che questi manchino di qualità. Semplicemente, è impossibile leggerli tutti anche per gli “addetti ai lavori”. È facile dire che non ci sono più i classici di una volta, non pensando però che “i classici di una volta” uscivano in un mercato che era molto meno saturo e che le novità avevano l’attenzione che meritavano.

La velocità del mercato rende indispensabile, oggi, che il prodotto sia impeccabile in ogni sua forma e declinazione per avere una vita un po’ più lunga degli altri in libreria, ma tutti i costi da affrontare rendono molto difficile la vita per le case editrici e ciò si riflette, lavorativamente parlando, su chi su quei libri ci lavora. Il sovraccarico di lavoro dei redattori e dei grafici, soprattutto freelance, le loro retribuzioni basse, ma anche le condizioni di lavoro dei magazzinieri e dei lavoratori delle tipografie sono enormi campanelli d’allarme a cui va assolutamente posto rimedio. È impossibile trovare una soluzione semplice a un problema complesso, per questo è importante che segnali di miglioramento e di collaborazione arrivino da tutti fronti della filiera.

La lezione di Giammarco si è conclusa con con la speranza che i futuri addetti ai lavori non si spaventino di fronte a questo intricato mondo che è il mercato del libro e che possano portare aria fresca in un settore che ne ha bisogno.

Chiara Gisoldi è laureata in editoria e scrittura. Si perde tra sogni e parole. Ha frequentato il percorso di formazione in editoria di minimum lab.

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