Il cuore e l’orologio di una casa editrice: la lezione aperta di Enrica Speziale
Questo è il resoconto della lezione aperta tenuta da Enrica Speziale a inaugurazione del percorso di formazione in editoria, un viaggio nel lavoro in casa editrice da un osservatorio centrale: la redazione.
di Nicola Casucci
Mercoledì 20 settembre si è tenuta la prima lezione aperta di presentazione del nuovo percorso di formazione in editoria. L’incontro è andato in scena online, introdotto da un titolo autoesplicativo: La redazione: il cuore e l’orologio di una casa editrice. A fare da cicerone Enrica Speziale, caporedattrice di minimum fax, coadiuvata da Mara e Barbara, colonne portanti del minimum lab.
Il racconto di Enrica ha preso le mosse da due capisaldi del lavoro editoriale: primo, è la redazione a dettare i tempi di una casa editrice; secondo, la casa editrice è un’azienda a tutti gli effetti. Sembra la scoperta dell’acqua calda, ma è un’acqua calda che tornerà utile tenere sempre a portata di mano.
Come sono fatti redattori e redattrici?
Se guardiamo in controluce una persona che lavora in redazione, possiamo scoprire da quali elementi è (o dovrebbe essere) composta: per un cinquanta percento è costituita da un’ottima capacità organizzativa; un buon quaranta percento contiene tutto ciò che ruota intorno alla voce problem solving; il restante dieci percento è fatto di buone maniere e tatto nelle interazioni interne ed esterne.
Per entrare a far parte di una redazione – o crearne una tutta propria – ci sono alcune caratteristiche che Enrica ci suggerisce di coltivare e stimolare: leggere tanto tanto tanto; conoscere davvero bene l’italiano (mai darlo per scontato!); conoscere bene almeno l’inglese; avere una buona cultura di base. Fondamentale: no! alla pigrizia mentale – sì! alla dedizione per la curiosità. Il lavoro redazionale è un lavoro di precisione, al quale è necessario applicarsi approfondendo e cercando risposte nelle fonti più disparate, in un’ottica di arricchimento continuo della propria conoscenza del mondo.
Viaggio nella casa editrice
A questo punto Enrica ci accompagna virtualmente in un giro della casa editrice, a presentare gli uffici coinvolti nel lavoro quotidiano sul libro.
In cima a tutto troviamo l’editore: fonda la casa editrice, per i motivi più disparati, e imposta la linea editoriale, decidendo cosa pubblicare in termini di temi, autori, formati. Giova ricordare che l’editore è un imprenditore a tutti gli effetti, e la casa editrice un’azienda (non sarà detto mai abbastanza).
Incontriamo di nuovo la direzione editoriale: funge da interfaccia tra l’editore e il resto della casa editrice, e si occupa di coordinare e supervisionare il lavoro di tutti i reparti.
Ci spostiamo ancora e bussiamo alla porta della direzione commerciale: qui avviene la gestione dei budget dei libri, insieme al lavoro di intermediazione tra il sogno di pubblicazioni fantasmagoriche e la concretezza di un piano editoriale economicamente sostenibile – che racchiude al suo interno tantissime attività diverse tra loro. È un ufficio indispensabile per tenere i piedi ben saldi a terra (perché la casa editrice è un’azienda a tutti gli effetti, è già stato detto?).
Poi ci avviamo verso l’ufficio stampa, che si occupa di tutto ciò che riguarda la comunicazione di un libro, e cioè (in ordine sparso): apparizioni su quotidiani, riviste, radio, tivù; forme di comunicazione digitali come podcast e newsletter; senza scordare il mondo social, per il quale solitamente c’è una persona dedicata alla creazione di contenuti (o almeno così è in minimum fax).
Continuiamo il viaggio e approdiamo all’ufficio diritti. La base del lavoro di chi sta in quest’ufficio è il diritto d’autore e tutto ciò che gira intorno (e dentro) a un contratto. Ma non di sole clausole vive l’ufficio diritti: conduce anzi una vita sregolata fatta di partecipazioni alle maggiori fiere editoriali in giro per il mondo, con il duplice obiettivo di cercare una collocazione all’estero per i propri libri e di acquisire le novità più interessanti dei mercati esteri, da poter tradurre e far conoscere nel bel paese sotto il logo della propria casa editrice.
E infine concludiamo questo viaggio al cospetto di editor e scout: non sempre sono personaggi interni alla casa editrice, anzi spesso sono collaboratori esterni. Si occupano di cercare e trovare manoscritti da proporre per la pubblicazione, siano essi testi di narrativa (italiana o straniera) o di saggistica (sui temi più disparati e a vari livelli di sviluppo, a volte anche commissionandoli da zero ad autrici e autori esperti del settore).
Durante questa prima parte del percorso sono tante le domande e le curiosità. Quella che va per la maggiore è: ho bisogno di una laurea in xxx per svolgere il ruolo yyy in casa editrice? La risposta generale dice più o meno: non necessariamente. Questo perché, al momento, l’Italia non ha veri e propri corsi di laurea specializzati sul lavoro editoriale. Negli ultimi tempi ne stanno nascendo, ma non rilasciano abilitazioni o diplomi di editor, impaginatori, addetti stampa e via dicendo. Per alcuni ruoli è utile avere conoscenze pregresse nel settore (esempio: conoscenza della giurisprudenza del diritto d’autore per il lavoro nell’ufficio diritti), ma l’esperienza di minimum fax suggerisce che le strade per approdare a una casa editrice sono le più disparate e imprevedibili.
Viaggio nel libro
Con tutte queste persone coinvolte, come nascono i libri? Enrica qui ci racconta la genesi dell’oggetto libro, dall’ideazione dell’autrice e dell’autore fino all’arrivo in libreria – e oltre. Il libro può prendere forma a partire da due strade, che partono separate per poi congiungersi durante la lavorazione.
Strada numero uno: libro in traduzione. C’è un editor che segue uno o più mercati esteri di riferimento, riceve da agenzie editoriali testi già pubblicati in altre lingue e segnala al direttore editoriale quelli meritevoli di attenzioni. Per fare le sue valutazioni è avvantaggiato da recensioni e vendite del mercato estero in cui il libro è già uscito. Se il libro convince, entra in azione l’ufficio diritti con una proposta editoriale: si partecipa a un’asta se ci sono più pretendenti, si propone un contratto e si avviano le trattative (con la casa editrice straniera, l’agenzia editoriale, l’autore o l’autrice: cambia da caso a caso).
Contratto accettato e firmato? Ottimo! Si può procedere a contattare un traduttore o una traduttrice a cui affidare il libro: solitamente questo lavoro va a collaboratori esterni, così come l’attività di revisione della traduzione. Essendo nuovi lavori da affidare, sarà coinvolto ancora l’ufficio diritti, saranno stilati nuovi contratti di traduzione e revisione, eccetera eccetera.
Mettiamo in stand-by il nostro libro tradotto, e passiamo alla…
Strada numero due: libro inedito. Un libro inedito può arrivare a sua volta attraverso tre canali principali. A) invio spontaneo del manoscritto alla casa editrice per iniziativa dell’autore o dell’autrice. È un invio non filtrato che, a meno di clamorose eccezioni, non regala particolari gioie a nessuna parte in causa. B) per tramite di agenzie editoriali. Gli autori e le autrici si interfacciano con le agenzie, che leggono–valutano–scelgono i manoscritti da proporre poi alle case editrici più adatte. Questo fenomeno è molto più diffuso nei paesi anglosassoni, in cui si scherza (mica poi tanto) sul fatto che spesso autori e autrici hanno un’agenzia editoriale prima ancora di avere un manoscritto tra le mani. C) editor e scout seguono autori e autrici (seguono non in senso fisico, ma nel senso che sono attenti al sottobosco editoriale fatto di racconti su riviste, recensioni, pezzi critici, eccetera) e quando intercettano qualcosa di interessante li contattano direttamente richiedendo testi adatti alla pubblicazione.
Che il manoscritto arrivi per il canale A, B o C, sarà ancora l’ufficio diritti a preoccuparsi di contrattualizzare il tutto. Con la firma del contratto inizia una fase di editing sul libro, fatta di un confronto continuo tra editor e autore in cui vengono valutati interventi sulla trama, sui personaggi, sulle singole scene e su tutto ciò che riguarda la coerenza interna della storia.
Finalmente ci siamo: che sia in traduzione o inedito, i percorsi si ricongiungono e il libro è più o meno pronto. Cosa manca? Per prima cosa il libro viene inserito nel piano editoriale e si decide qual è il periodo migliore per farlo uscire. Le valutazioni per la scelta della data perfetta sono molteplici, tutto è utile per poter aumentare il risalto del nuovo arrivato: vicinanza con anniversari o commemorazioni, periodo natalizio, fiere, eventi e premi vari. Dopodiché ha inizio il giro di promozione: i promotori (che fanno sempre capo a società esterne, non esclusive. Cioè: uno stesso promotore promuove libri di tante case editrici) battono in lungo e in largo le librerie, indipendenti e di catena, per raccontare le novità in uscita e raccogliere le prenotazioni – si spera riuscendo a essere persuasivi e allo stesso tempo onesti coi librai.
In contemporanea, il nostro manoscritto bello e finito viene impaginato e trasformato da file word a libro a tutti gli effetti, esteticamente impeccabile, compreso di copertina che abbiamo sicuramente provveduto ad affidare al miglior studio grafico in circolazione. Affinché sia impeccabile anche il contenuto, si fanno uno o due giri di correzione di bozze su carta: si stampa cioè il libro a pagine affiancate, e si procede con la caccia al refuso e all’inesattezza frase per frase, parola per parola. Quando siamo abbastanza soddisfatti del risultato (dovremo farci bastare l’abbastanza, ché la perfezione è difficilmente raggiungibile), il libro è pronto per la stampa in tipografia: la direzione commerciale decide la tiratura – cioè il numero di copie da stampare – tenendo conto delle prenotazioni avute in fase di promozione e valutando col resto della redazione un sacco di altre questioni (periodo più o meno favorevole di uscita, partecipazione a premi, gestione delle rese e del magazzino, eccetera eccetera).
Ed ecco che ci siamo, il libro esiste: la macchina comunicativa è alla sua massima potenza, tra ufficio stampa (recensioni, articoli, interviste e comparsate a fiere e festival) e diffusione di contenuti social.
Sì, il libro esiste: inizia la distribuzione in tutte le librerie del globo terracqueo (la distribuzione è un mondo a parte. Qui facciamo finta che si tratti solo di spostamento di libri tra casa editrice – magazzino – libreria. Ci penserà Emanuele Giammarco nella sua lezione aperta su Il mercato editoriale in Italia ad aprirci gli occhi sulla questione).
Il libro, insomma, esiste davvero: finalmente nelle mani di lettori e lettrici!
Nicola Casucci era un programmatore software; poi un laureato in comunicazione digitale; poi chi lo sa. Quel che è certo è che ha frequentato il percorso di formazione in editoria di minimum lab.