Strappati il cuore

Abbiamo chiesto a Esther Bondì, allieva del laboratorio di scrittura Questa storia è un’officina, a cura di Graziano Gala, di raccontarci questo anno passato fra lezioni, letture e scambi, un anno di storie messe dentro a pagine scritte e poi cancellate, riscritte, editate, lette e commentate insieme, in quindici incontri – da sciogliere il nodo in gola a com’è l’acqua – a cui lei aggiungerebbe un sedicesimo: strappati il cuore.

Strappati il cuore, diario di un laboratorio di scrittura



Mi connetto.

Sono date precise, lo so: sono quindici, per l’esattezza. Il cuore batte sempre fuori dal petto, ed è strano pensare che il percorso sia già tutto lì, pronto, deve solo essere fatto. Sono quindici date, esatte, succederanno le cose, poi finirà.

Guardo me stessa nel video che guarda qualcun altro, non so chi di preciso, guarda anche lui sé stesso o forse altro ancora, intanto si parla e si dà il benvenuto: chi sei?

Non mi guarda negli occhi: me stessa distoglie lo sguardo e si scuce più in là, si studia allo specchio degli altri cercando di capire: chi sei?

Com’è possibile che tutte queste persone vogliano fare la stessa cosa che voglio fare io. Ma io meglio. Io di più. Se io non di più allora non posso – non ne vale la pena – se io non di più allora: soccombo. È una questione di vita o di morte, per questo il cuore batte nel petto come se fosse di fuori, batteria rullo doppio gruppo hardmetalrock. Allora li guardo meglio e cerco di capire: meglio di lui o di lei? Chi meglio di me? Secondo me lui meglio di me. Anche lei, ancora di più. E così via daccapo, rullo il cuore, la testa, le orecchie: loro almeno lo ascoltano, Graziano.

Sono quindici: sono date precise, hanno nomi precisi. Quando ho paura che tutto si perda ricordo: ci sono i nomi, sono quindici titoli di date precise, ricordi? Se li ripeti tutti uno dopo l’altro sono quasi poesia, filastrocca di vero, per dire: c’è stato, e il cuore ha battuto. Terapia di coppia – lo sapevi? L’ho saputo alla fine, era vero. Ma all’inizio era solo: io meglio, io soffro, io come parlo, come dico se il cuore si rompe nel petto. E poi tutti i libri, i titoli, tanti e ancora: io quello non l’ho letto, quell’altro nemmeno, lei sì, loro anche, io no, io no, io dopotutto sbagliato, lo sapevo di già – sbagliato, anche qui, possibile?

Graziano dice: prospettiva di giuda. Allora siamo giuda anche qui: anche qui ruberanno, rimarrò indietro, io sì, loro no, loro andranno, faranno, vedranno, e tutto è più grande perché lo provi davvero, ma anche più piccolo perché il resto del mondo per una volta non c’è. Il resto del mondo è tagliato di fuori, non c’è la cartella “il mondo”, Graziano non l’ha messa nel corso. Sono quindici e dicono: hai paura del buio, perché lo sa già, che hai paura. Perché la paura deve parlare, non il mondo.

E allora si scende, si svuotano le cantine – lì buio davvero. Prima di scendere, Graziano, il lumino? Non serve, ragazzi, qui siamo minori, noi tutti quanti: officina, motore, puzza di gasolio bisogna sentire, non importa se quello non letto.

Animali vogliamo essere – la letteratura è cosa da animali, ripete. Puzzare, strisciare, avere le pulci: si tratta di vita, di morte, piano piano lo stiamo capendo, lo specchio due-di si fa meno severo, gli occhi si guardano tutti e pensiamo: però, siamo tanti, non è male parlarne.

Sono quindici date, sono esatte, precise. Sono quindici date – mi hanno tutte invasa. Hanno visto tutto di me: penso, e ne sono convinta. Hanno visto il passato, la mia casa vecchia in un nido amato, hanno visto il vecchissimo, l’infanzia proibita, hanno visto il futuro che non conoscevo, una città tutta bianca fatta di pietra e di odio, sono fuggiti con me, facevamo terapia, facevamo la coppia, io non lo sapevo ancora, è successo, però.

Sono quindici date, me le ripeto perché sono importanti, come una filastrocca da imparare a memoria per lavarsi i denti da piccoli: alcune cose vanno imparate, ingerite, innestate. Sono quindici date, quindici versi:

Se stasera sono qui: mai stato più vero, una grotta profonda

Sciogliere il nodo in gola: infatti lo avevo

Prospettiva di giuda: posso tradire, è permesso?

Svuotare le cantine: inizio a tremare

Hai paura del buio: sì, tanta, tantissima

Il personaggio: chi è? Sempre io, sempre tu

Minore a chi: superficiali non moriremo

La letteratura è cosa da animali: perché selvagge, le emozioni hanno il pelo

Tieni il tempo: perché qui si decolla

La storia che ti porti in petto: è importante davvero

Dirla in breve: è un’arte finissima

Bruciare tutto: mai stato più vero

Terapia di coppia: scappiamo insieme, possiamo

Com’è l’acqua: il mondo intorno non è davvero maligno

Lascia il segno: vi vogliamo bene, è la fine ma non veramente.

Bruciare tutto, cerca, impara e brucia, guarda tutto, osserva: il corso è finito e quindi torna anche il mondo, il dolore del mondo è rimasto e si sente, ma ora anche lui può entrare: la letteratura è lo specchio con cui riusciamo a dire la verità – non l’ho detto io – e allora il dolore arriva, è quello offeso che brucia, brucia tutto davvero.

Se potessi aggiungere un verso alla filastrocca dei quindici, reciterei:

Strappati il cuore

perché il mio l’ho strappato.

Strappati il cuore: ed è stato bellissimo, è così che succede, si smette di odiare, si guardano gli altri: occhi, sorrisi, sguardi bagnati che dicono: anche io, anche io e anche tu, guarda che emozione noi insieme, siamo viventi, amici, ci conosciamo. Ora sono scesa in cantina, ci siamo scesi insieme, meno paura se insieme, no?

Poi arriva la fine e il motore si accende, dobbiamo partire, ora è il momento, l’officina lavora per il decollo, ma noi ora gli sguardi li abbiamo: possiamo guardarci, noi ora ci conosciamo.

Grazie.


Esther Bondì è nata a Parma, cresciuta a Bracciano e diventata adulta a Monaco di Baviera. Si è laureata in Linguistica Indoeuropea Comparata con una tesi sull’ittito, ma dopo aver studiato tante lingue morte ha deciso di investire su quell’unica viva che conosce meglio delle altre. Al momento vive tra Bracciano e Gerusalemme, insegna italiano e lavora alla stesura del suo primo romanzo. Nel 2023 ha partecipato al laboratorio di narrativa minimumlab, pubblicato racconti su varie riviste (Bomarscé, inutile, Narrandom, white) e sull’antologia #Booktok Einaudi Ragazzi (aprile 2024).

Qui alcuni dei suoi racconti:

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