Storie oltre l’umano • parte due

Storie oltre l'umano • parte due

Una delle tappe del laboratorio di narrativa è un modulo dedicato alla scrittura dell’ambiente e del territorio: in questo modulo ci siamo sfidati a scrivere delle storie che non avessero come protagonisti gli umani, e nemmeno degli animali umanizzati. Scrivere storie che, invece, raccontassero di piante, animali, elementi naturali, ma anche case, strade o oggetti: di seguito pubblichiamo la seconda parte, la prima, invece, la trovi qui.


Rio Barondoli, di Martina Diani

Giugno. Scorre lento, quasi un filo, quasi niente. Una rana gracida sulla sua riva, il suo letto è pieno di melma. I tigli, con il loro profumo d’estate, lo abbracciano e regalano ai suoi abitanti un’ombra ristoratrice. Ma lui scorre lento, quasi un filo, quasi niente.

L’autunno gli regalerà un flusso abbondante e costante, le piogge torrenziali lo renderanno minaccioso. Spazzerà via tutto quello che oserà mettersi sulla sua strada. Però ora lui scorre lento, quasi un filo, quasi niente.

L’inverno, oramai non più rigido come quelli di una volta, non avrà la forza di congelarlo e lui continuerà a scorrere, forte, impetuoso. Ma ora scorre lento, quasi un filo, quasi niente.

La primavera lo riempirà di minuscoli petali bianchi che porterà con sé nel suo breve viaggio fino alla foce, dove li cederà a un flusso più abbondante, maestoso.

E il suo nome? Rio Barondoli, una volta, forse, Rio Barontoli. Sì, ma perché? Perché qualcuno gli ha dato il suo nome? Non si sa. Lui, però, scorre lento, quasi un filo, quasi niente.

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La casa, di Anita Otto

L’abbiamo vista mentre la costruivano mattone su mattone. 
È radicata in un terreno umido, veneto, e tutto intorno, sull’erba, la rugiada delle nebbie mattutine. 
Due piani con tetto e sottotetto, a cui si accede dal soffitto della cameretta della bambina. Il piano terra è riservato ai tuoi genitori, ed è l’appartamento più piccolo perché di fianco a sé ospita il garage e la centrale, da dove parte il sistema idraulico e di riscaldamento della casa.

Le tubature sono le sue arterie.

I rubinetti si dislocano in tre ambienti del nostro appartamento al primo piano, e in due nell’appartamento di sotto. 
In particolare, le tubature che attraversano il nostro secondo bagno, quello grande, forniscono acqua alla vasca. 
Immergendosi si possono sentire i tuoi genitori in cucina, al piano di sotto, parola per parola, amplificata dall’acqua. Si sente tutto. Parlano di me. Mi definiscono– 

Tu sai come mi definiscono. 

Ci sono però altre zone interessanti della casa. 

Le fondamenta fendono il terreno in profondità nella zona della cantina. 

La cantina l’hanno voluta i tuoi genitori e il geometra era d’accordo. 
Fa da intercapedine tra la casa e l’umidità di risalita. È dotata di una grata a livello del suolo, coperta da una lamiera di alluminio. 
Nel dicembre del 2006 tua madre ci è caduta sopra, uno scivolone, che l’ha mandata all’ospedale: rottura del femore. 
Nell’estate del 2013, tuo padre ci è inciampato e si è rotto il braccio. In ospedale gliel’hanno tirato senza nemmeno fargli l’anestesia. 

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Il porcellino dorato, di Simone Bonacelli

Il porcellino dorato aveva cominciato la sua traiettoria in un laboratorio cinese, un bassofondo cieco da cui sfuggiva occasionalmente il frinire delle trafile, come schiavo scampato al massacro. Appena completato, era un salvadanaio senza pretese, con il sorriso furbo e la pelle trasparente. Il suo corpo era stato abbozzato per proseguire su uno scaffale d’occasione, e lì sfacciatamente esposto, fra i manichini e il registratore di cassa. Una volta comprato, non venne riempito di monete. Restò per una settimana su un ripiano sfalsato, in una casa che urlava miseria, finché un giorno non si compì la sua trasformazione: fu rivestito di vernice dorata, messo su un piedistallo scintillante di legno pregiato e, per un lungo mese, ricevette l’omaggio mattutino e serale di chi pensava che, onorandolo, avrebbe conosciuto fortuna. Ma la speranza, quando troppo violenta, muore presto. Al termine dell’ennesimo mese di miseria, il porcellino terminò la sua traiettoria nella spazzatura. Se dopo di ciò abbia cominciato un’altra, più serena esistenza, a noi non è dato sapere. 

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