Antologia di racconti
Abbiamo raccolto i racconti di allievi e allieve pubblicati su riviste e blog letterari. Una piccola antologia per farvi conoscere il talento di chi abbiamo avuto la fortuna di incontrare durante le lezioni del laboratorio di narrativa.
Luisa Carpinelli
L’aura
L’aura si presentò un lunedì di gennaio ancora prima che facesse giorno.
Come un casco baluginante dello spessore di una decina di centimetri che avvolgeva la testa di ciascuno, l’aura cambiava colore ogni minuto. C’era chi diceva fosse per gli ormoni della carne, chi per il gas serra; qualcuno arrivò persino a sostenere che fossero i parabeni contenuti negli shampoo che avevano alterato il cuoio capelluto.
Paquito Catanzaro
Cercando una storia
Il ragazzo col taccuino di pelle vaga nel parco alla ricerca di una storia. Ha indossato le scarpe lucide e un trench nero che stringe in vita ma che si abbina con tutto. Prima di uscire di casa si è guardato allo specchio: i baffi sono ancora corti e sparuti, ma i capelli tirati all’indietro gli danno l’aria di un giovane Hemingway.
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Antonio Soriano giornalista precario
Antonio Soriano, di professione giornalista precario, avrebbe ricordato per sempre il 25 settembre 1989 come il giorno in cui lo avevano ammazzato. Eppure glielo avevano ripetuto in tanti: prima i genitori, che lo avrebbero preferito ingegnere o magari medico; poi i colleghi, che continuavano a suggerirgli di smetterla con la cronaca nera; in seguito il direttore del giornale e perfino un amico che aveva vinto il concorso in magistratura.
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Gaia Donati
Piccoli atti di rivolta semantica
Cecilia bambina è seduta al tavolo della cucina e fa merenda con biscotti e succo di frutta. Senza preavviso chiede al papà, perché il tavolo si chiama tavolo e la sedia si chiama sedia? Giocherella con le briciole nel piatto e aggiunge, quasi tra sé e sé, io magari gli voglio dare nomi diversi. Il papà raccoglie questa sfida genitoriale alla sua capacità di improvvisazione, ci pensa un attimo e le risponde che può provare a chiamare il tavolo sedia e la sedia tavolo, ma poi che cosa penserà il cameriere che si senta dire ‘Una sedia per tre, per favore’? Compiaciuta dall’esito della sua innocua contestazione infantile, Cecilia ride buttando indietro la testa bionda e riccioluta.
Pamela Frani
Profumo di lavanda
Perché, quando il martedì Isabellinalapiùbellina, con i capelli ricci e più confusionari dei giardinetti, ti corre incontro e ti chiede: – Monica giochiamo a cavalluccio? tu istintivamente la prendi sulle spalle e inizi a trotterellare con entusiasmo, e cloppete e cloppete.
Lei fa ciao ciao con la manina alla sua mamma che sta in terrazza con le amiche a bere uno spritz, mentre tu, Monica la superbabysitter, ti occupi di Isabellinalapiùbellina e di Carlomoccolo.
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Elena Panzera
Mirto
Bisogna essere stati in un bosco di lecci e di mirto per capire l’odore che prende la pelle a sudarci in mezzo. Già mentre gli camminava davanti, lungo, con la camicia di lino appiccicata addosso, l’odore di Giorgio gli arrivava diverso, resinato, ed era la stessa nota che avevano i mirti, appunto.
I boschi di Pantelleria all’inizio di ottobre te li vedevi cambiare sotto i piedi nel giro di un passo. Calpestavi aghi di pino col sinistro, col destro eri già su un tappeto di ghiande e foglie macchiate dal blu delle bacche.
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Anita Renchifiori
Niente che possa impedirimi di crescere
Io e la zia Giusy siamo sedute in veranda. Lei prende il sole in costume e io, all’ombra, ripulisco un nocciolo di avocado. La pellicina non vuole staccarsi e mi si infila sotto le unghie.
“Dimmi di nuovo perché lo stai facendo?”, fa mia zia dalla sua postazione.
È completamente immobile, con gli occhi chiusi e i lineamenti distesi, e per un attimo mi sembra che la sua voce sia uscita dal nulla.
“Per metterlo in acqua e far crescere una pianta”, rispondo, anche se non so bene cosa voglia sapere.
“Sì, ma chi te lo ha detto?”, insiste mia zia.
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Emergere
L’acqua, a poco a poco, aveva formato una pozza al centro della cucina, come se il pavimento fosse inclinato. Ero già in costume da bagno e stavo cercando di asciugarla, quando mi è squillato il telefono.
L’ho messo sul tavolo col viva voce e il video acceso. A Sidney erano solo le sette, ed Ernesto aveva ancora l’aria addormentata.
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Altri racconti su inutile e ‘tina
Valentina Scelsa
Il racconto del mare
Il Trippa odiava il mare: sul treno per Ostia fu tutto un tormento.
«Grande, grosso e giuggiolone è co’ noi ’sto ber trippone!» lo canzonava il Nano, mentre il Brufolo gli dava pedate sul sederone sganasciandosi a ogni tremolio di ciccia, e Carlo, il capo, li guardava bonario senza friccico di spaccar grugni. «So’ alto, so’ bello e c’ho tre metri de pisello» canticchiava, ed era davvero un bel pischello di quindic’anni alto e biondo. Il Trippa vestiva Nike come loro, ingoiava offese e botte come pane quotidiano, sorrideva, però dentro ci sformava.
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La donna cannone
1 giugno 2021, solstizio d’estate. Il cielo è carico di latte sporco. È circa mezzogiorno, passeggio per Roma, l’aria è afosa e densa. Attraverso ponte Garibaldi, e, già all’altezza dell’isola Tiberina, inizio a fissare la mia ombra. Lo faccio quando sono nervosa, stralunata, la seguo prestando attenzione a come scivola oleosa sull’asfalto. La massa dei ricci crea la forma scura del cappello di un fungo: sono un fungo, un grosso fungo velenoso.
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[L’immagine di copertina è di Annie Spratt da Unsplash]