L’autrice
Gabriella Cosmo nasce nel 1986 ad Altamura. Studia Lingue e letterature straniere all’Università di Bari. Si diploma in cinematografia per il documentario, montaggio e drammaturgia alla scuola di cinema Zelig a Bolzano, dove attualmente vive e lavora come filmmaker. Lavora nel mondo della cultura e dell’arte. Realizza opere di videoarte, podcast, cortometraggi, documentari.
Nel 2023 partecipa al laboratorio di scrittura minimum lab di minimum fax. Da allora ha
ripreso a scrivere.
L’editor
Eleonora Bernieri, classe 1998, nata a Sarzana e cresciuta a Carrara, ha più della ligure che della toscana, anche se
da qualche anno vive a Firenze.
Laureata in Lettere, sta per conseguire la specializzazione in Italianistica. Nel 2024 ha frequentato il corso completo di editoria di minimum lab, assecondando l’ambizione di diventare un giorno editor.
Sogno nel cassetto? Fare della propria passione un mestiere, ovvero leggere per vivere.
Il racconto
Assimilazione è uno dei racconti nati dal laboratorio di narrativa (edizione 2023) e poi rivisto, come gli altri, in un laboratorio editing con gli allievi editor del percorso di formazione in editoria.
Assimilazione, un racconto di Gabriella Cosmo
«Allora non siete più innamorate.»
Lalla alza le sopracciglia, sistema il sedere sulla sedia, rotea gli occhi e li tiene fissi sui miei.
«Ma che c’entra, scusa? Se una coppia adotta un gatto è perché non crede più nell’amore?»
«Il novanta percento delle volte è così, Yara. Fidati. È così.»
«E quali sarebbero le tue fonti? Frocie ad un corso di formazione per la cura?»
Faccio roteare l’accendino tra indice e medio, distendo il collo, le ossa scricchiolano.
«Secondo i miei studi, i peli del gatto andrebbero a sopperire la mancanza di rapporti sessuali nelle coppie in crisi.»
«Comunque il gatto è arrivato di punto in bianco, era dietro la porta di casa che miagolava, è venuto lui da noi. Ci ha scelte. Capito?»
«Sì, come no! Già ti immagino a gironzolare tra le vie per convincere un gatto randagio a farti da figlioccio.»
Lalla ridacchia sotto i baffetti gialli e incolti.
«Ogni volta che fa pipì miagola talmente forte che sembra sul punto di avere un infarto. Marta l’ha trovato sdraiato a pancia in su, occhi spalancati e un vomitino bianco-verde sul lato.»
«Sarà impossessato dal demonio. Avete provato con un esorcista?»
«Lalla non scherzare, la cosa è seria.»
«Ma davvero hai paura di un gatto che ha un infarto quando piscia?»
Apre le braccia sposta l’aria. Crede che io sia ancora quella di quando avevo diciotto anni, di quando andavo in giro per il liceo con i pantaloni a vita bassa e i peli pubici che si affacciavano dalle mutande.
«L’altra sera il gatto era seduto sulla scrivania e Marta sulla sedia di fronte a lui. Si stavano baciando con la lingua.»
«Che cazzo dici?»
«Ho aperto la porta e sono entrata, faceva un freddo cane. Marta mi ha vista, si è precipitata a chiudere la finestra e il gatto è sceso a strusciarsi contro il mio pigiama.»
«Allora vedi che ti vuole bene?»
«Il lavoro mi sta macellando. Le cose che mi piacevano adesso non mi danno più soddisfazione. È cambiato tutto.»
«Quand’è che il gatto è arrivato nelle vostre vite piatte e insignificanti?»
«Sei mesi fa, più o meno.»
«E da quanto tempo è iniziato questo delirio?»
«Non saprei, forse da quando ho avuto la promozione e mi sono buttata nel lavoro. Tredici ore al giorno, Lalla, tredici.»
«Ma chi te lo fa fare? Lo sai che sei antica? Lavorare è fuori moda. Con tutti i problemi che ci sono da combattere, tu che fai? Lavori come una matta.»
«Non tutti vogliono vivere in un camper mangiando fiori di campo.»
«Che sei stronza! Fossi in te, al momento mi preoccuperei più del gatto che del conto in banca.»
«Marta è convinta che il gatto sia un angelo malato caduto dal cielo, e che è nostro compito prenderci cura di lui.»
«Ma almeno fate sesso?»
«Che domanda di merda Lalla. Comunque pochissimo. Mi sembra di perdere tempo.»
«L’amore è una pila, quando si consuma la devi buttare. Ci sono passata anche io e guardami adesso! Non mi trovi serena? Yara! Yara ma che fai?»
Ho lo sguardo basso, il piede che ondeggia freneticamente. Il mascara mi sporca la maglietta, mi asciugo prima che finisca sui pantaloni.
Ruoto la chiave, la porta è bloccata, suono, Marta è in accappatoio celeste trapuntato di scritte MIAO!!! viola e gialle. La casa è buia, non mi rivolge lo sguardo, torna nello studio continuando a fischiettare una melodia di merda che mi colpisce i timpani. Dalla stanza un suono di pubblicità. È così tutta la giornata: tv, accappatoio, il gatto. Non ha ombre per la testa. Mi affaccio nello studio per salutare, Marta è imbambolata con lo sguardo nello schermo. Vorrei sedermi accanto a lei, senza parlare, solo per sentirla vicina. Potrebbe ignorarmi o dirmi che le tolgo spazio. Come quella volta che aveva occupato tutto il divano e io sono stata tre ore sulla sedia e mi è venuto il formicolio al culo che mi è durato tutta la notte. Anche se lei mi aveva fatto un massaggio speciale, che però non ha funzionato.
Questo mese sono millecento per l’affitto, cinquecento l’assicurazione della macchina, manutenzione generale, il cazzo del finestrino da sistemare. Ho l’ansia. Per ogni cosa che abbiamo sono cinquecento euro di spese e Marta passa tutto il tempo a casa sola con il gatto. Soffro d’insonnia e dormo sul divano, ma anche quello puzza di ferormoni. Ho chiesto a Marta se posso spostare la lettiera fuori in balcone, mi ha risposto che le è quasi passata la candida. Ci siamo riempite di oggetti, di spese. Più cose hai, più cazzi hai. Il gatto è ovunque, i peli nel caffè e le pisciatine acide a rimarcare il territorio. Le sta sempre appiccicato: fanno la doccia insieme, si svegliano allo stesso orario.
Li ho incontrati al solito bar mentre bevevano latte macchiato. Mi sono aggiunta per un caffè. Marta ha raccontato del topo di gomma. Era così soddisfatta: come nuovo, ancora incartato, non puoi capire che affaraccio. Dopo avermelo mostrato, se l’è messo in bocca e ha iniziato a masticarlo. Il gatto agitava la coda freneticamente e sorrideva. Mentre andavano via li ho guardati camminare, sembravano parenti, due gocce d’acqua, avevano il culo che ondulava, il passo sincronizzato.
Mi mancano le mattine lente, quelle di quando non avevamo niente, di quando parlavamo della cacca e sembravamo due bambine con le voci piccole, la cacca cocaina fa la cacca drogatina, e scoppiavamo a ridere e Marta continuava: la cacca mutandina fa la cacca cristallina e ci guardavamo con le lacrime agli occhi. Le notti insonni passate a pianificare i concerti della vita, a scrivere poesie che volevamo cantare. Marta picchiava lo djembé e io ballavo africano e respiravo rumorosamente con la bocca, il culo che cercava di toccare il pavimento e puntualmente cadevo, e lei suonava più forte per non sentire il tonfo e le piaceva come allargavo le braccia e mi chiedeva di farlo prima di addormentarci, appoggiava l’orecchio sullo sterno e ondeggiava al suono frenetico del mio cuore.
Ho detto a Marta che dobbiamo mettere delle regole. Non può essere che una bestia sia trattata da essere umano. L’animale deve occupare le parti basse della casa, niente più posto a tavola. Stare sul pavimento, voleva dire. Non dormire nel letto. Non fare il guardone inquietante. Non impedirmi di raggiungere la pace dei sensi, non vomitare e non cagare sulle scarpe, non graffiare lo specchio, non desiderare la donna d’altri, voleva dire. Non mordermi la faccia e non farmi venire mal di schiena a furia di raccogliere tutti i peli schifosi che dissemina per la casa. Voleva dire. L’animale deve restare in balcone a mangiare croccantini. Marta mi ha risposto con un miao e non ho saputo controbattere. La palla di pelo è obesa, continua a vomitare. Le incrostazioni non si riescono a staccare nemmeno con la spazzola. Il vomito mi fa pensare ai bambini, alla puzza di merda e al fatto che c’è da pulire per conto loro. Marta ha comprato dei topi vivi per stimolare i sensi del gatto, per renderlo animale. Gli ha mostrato come si fa a cacciare, ma il gatto rimane immobile, non vuole camminare. È talmente grasso che riesce solo a rotolare. Passano tutto il tempo sul divano a ingozzarsi di schifezze. Per nutrirlo Marta si infila il mangiare in bocca, ne fa una poltiglia e con le dita la passa al gatto che inizia a ingurgitare, dopo ogni boccone lui stacca la lingua dal palato, fa un verso da maiale, sembra si stia per strangolare. Inclina il muso e inizia a respirare. Marta non parla da giorni. Tutto quello che le dico le rimbalza addosso come se fosse fatta di gomma. Sono confinata in questo gioco da animali. Indovina indovinello chi è il più felino del castello? Guardo Marta e mi perdo nel microcosmo dei colori che compongono la sua iride. Le sfumature di giallo e verde sono uno specchio che restituisce il mio sguardo, alieno, vuoto. Uno sguardo che non dice più nulla, in cui risuona l’eco di un linguaggio incomprensibile. Ho la mano tesa ma il gatto diffidente si nasconde sotto il divano. Vorrei squarciargli il ventre e guardare cosa c’è dentro prima di ricucirlo. Scoprirei la sua vera natura, l’essenza della sua confidenza. Mi rimpicciolisco per raggiungere il gatto sotto il divano. Restiamo sdraiati a guardare il pavimento scheggiato, la polvere che ricopre ogni cosa. Siamo vicini, ma i nostri corpi non si toccano, ognuno nel proprio quadrato, nel pezzo di terra che serve a contenere la propria natura. Il gatto si stende su un lato e inizia a pulirsi la zampa con la lingua. Mi guardo la mano, è piena di graffi ed esce sangue, avvicino la bocca e inizio a leccare. Il gatto ruota la testa e mi fissa con le orecchie puntate verso l’alto, è sorpreso, affascinato, forse affamato dal colore del sangue. Continuo a succhiare e leccare mentre uno strano ron ron avvolge la gola e salendo dalla trachea si diffonde nella bocca per poi mischiarsi al sapore amaro delle mie ferite.
Lalla
Ci sei domani? sono tornata e riparto tra tre giorni
9:42 ✓
YARA?
18:20 ✓
Lo sai che mi fai proprio incazzare quando fai così?
18:22 ✓
Tanto lo vedo che ti arrivano i messaggi, furbona…
18:22 ✓
Se non mi rispondi atterro a casa tua. 18:23 ✓
Ti do ancora due minuti 18:24 ✓
Ok! Sto arrivando 18:26 ✓
SE NON MI APRI SFONDO LA PORTA
18:30 ✓