Francesca Arlotti è nata nella capitale, in un quartiere con la scritta “Roma” barrata e arrugginita. Ha iniziato a scrivere per spirito di sopravvivenza, nel tentativo di impedire alle nebbie dei voli pindarici e del possibile di sommergerla – ancora non è chiaro se sia in salvo. È approdata al percorso di editoria e al laboratorio di narrativa dopo una laurea in comunicazione, una manciata di corsi sul mondo editoriale e la collaborazione come scrittrice in albi legati a concept art e gioco di ruolo.
Illegale
Esco dal cesso che il pc suona una notifica. Speravo fossero quelli di Lol, che una partita me la sarei fatta di gusto; a mezzanotte di lavorare uno a ‘na certa si rompe. Nell’angolo in basso a destra dello schermo la conversazione incriminata è invece quella di Paolo; niente Lol. Smetti di farti le seghe e vie’ su skype, che almeno me fai compagnia. Ma compagnia a fa’ che? Da che abbiamo iniziato il corso nuovo di grafica Paolo c’ha sempre da fa’ su Skype con gli altri studenti. Un po’ s’accolla un po’ è in gamba, almeno facciamo gruppo; anche con quelli dell’accademia se ci sentiamo ancora è grazie a lui. Il programma sullo schermo rotella, lo uso talmente poco che la password la azzecco al terzo tentativo.
Scrollo la lista dei contatti fino a Palin!, apro la finestra, avvio la chiamata.
“Non riesci a dura’ manco con le seghe, eh?”
“Ciao Pa’.”
“Bella France’. Te stai a fa vecchio.”
“ ’Na cifra, torno indietro come i ragazzini.”
“Allora lo sai. Se continui così ridiventi vergine.” La voce mi gracchia nelle cuffie con tutte le esse smangiate dalla zeppola. “Senti ma ci vieni a lezione sabato?” della conversazione mi appare il suo schermo condiviso; la solita manciata di chat aperte con qualche ehy in sospeso prima che Indesign vada a tutto schermo.
“Non lo so, ancora non ho deciso. Non mi prende tanto con ‘sto tempo, dicono che diluvia tutto il giorno e da qui è una traversata con i mezzi.”
“Vabbè, allora sei proprio frocio.” Sul programma sono aperti una manciata di quadri sparsi attorno all’impaginato, molte variazioni di Giuditta e Oloferne, per lo più caravaggeschi. Da quanto ho capito l’ultima esercitazione è l’impaginato di un qualche catalogo.
“Ma che c’entra?”
“C’entra, c’entra. Guarda che ci sta Camilla sabato.”
“Chi?”
“Camilla! Quella bionda che viene sempre con i collarini. Quella sì che lo vuole tutto, mamma mia quanto abbaia.”
Un tonfo nelle cuffie mi fa sobbalzare sulla sedia. “Ma che cazzo eh?” impreco sul microfono.
“È il tuo che sbatte sotto al tavolo appena la vedi!”, manco finisce di parlare che già sta a ride come uno scemo; e la colpa è mia, che ‘sta cosa l’abbiamo fatta talmente tante volte a scuola che me lo dovevo aspettare che non avrebbe perso l’occasione. “Tiè, beccate ‘sta Monnalisa” chiosa mentre dal suo schermo compare il profilo de ‘sta benedetta Camilla.
“Ah, ma è l’amica di Laura!”
“E ce sta pure Laura.” Incalza scorrendo la bacheca, una sfilza di selfie e reazioni a cuore. “Che poi ce ne sta talmente tanta che do cadi cadi bene. Pure a Elianzia glielo darei, giusto pe’ falla sta zitta due minuti la prossima volta che chiede se è più leggibile un font graziato o uno bastoni, o se per il fotoritocco su Photoshop è meglio la funzione fluidifica o timbro-clone.”
Elianzia c’avra 20 anni pe’ puzza e interrompe lezione ogni tre secondi per le cose più inutili. Sta sempre con la faccia sullo schermo, tutta presa con gli appunti. La verità è che fa invidia, a quella età – che ormai sono quasi 10 anni fa sia per me che per Paolo – c’ha una capoccia precisa che fa paura. Non fatico a credere che da qui a un paio d’anni sfonderà in qualche studio importante. Cosa che, probabilmente, noi non raggiungeremo mai.
“Un bel fluidifica in faccia, ecco che le ci starebbe bene.” Riprende il pensiero Paolo.
“Ma quindi anche poeta!” lo canzono.
“Ridi ridi, che te giusto alla mano glielo puoi insegnare come si fluidifica.” Sullo schermo torna la bozza di prima; mette in griglia le immagini per peso cromatico. “A te piace Laura, ve’?” mi chiede sardonico.
Per osmosi riapro il programma anche io e mi rimetto sulla rivista chiusa dieci minuti prima.
“Beh, sì. È carina, c’ha una bella testa. Insomma, è in gamba.”
“Sì sì, è proprio bona. S’è accannata da poco, lo sapevi?”
Tiro un sospiro e mi abbandono sullo schienale della poltrona. “Un mesetto fa. Una brutta storia, l’ex è stato un vero stronzo. Me ne ha accennato, dice che ha mandato in giro delle sue foto per ripicca dopo che lo ha lasciato.”
“Questo non lo sapevo. Mazza che merda”, echeggia Paolo. “È proprio da infami così.”
“Abbastanza.”
“Comunque dovresti provarci, secondo me le piaci.”
“Sarà. Ma ti va di darmi un parere? Non riesco a capire che c’ha che non va sta pagina” biascico nel microfono; sono talmente tante ore che ci lavoro su che nonostante le guide mi sembra tutto decentrato.
“E condividi dai.” Il cursore sul suo schermo si ferma che gli suona una notifica; la mia tavola riempie la conversazione e aspetto paziente il verdetto. “Non è male France’, lo sai?”, dice poco convinto. “Forse devi giusto bilanciare i vuoti. Passami il jpeg che ti faccio vedere che intendo.”
Appena riceve il file Paolo ricondivide lo schermo; gli sono suonate un altro paio di notifiche e uno degli Ehy ha risposto, ma non faccio in tempo a vedere chi che il programma si riapre e lui comincia a spostare dei blocchi sulla mia pagina. “Vedi qui? Manca un po’ di respiro. Anche questa curva, basta che l’addolcisci appena’.” Convengo con me stesso che Paolo è migliorato parecchio, e le correzioni funzionano.
“Che lezione c’è sabato?” chiedo d’istinto.
“Iniziamo i loghi” risponde assorto mentre cancella l’ultima riga e la ripete, “e corregge gli esercizi dell’ultima volta. Ti sei perso una bella lezione, abbiamo visto i valori tonali e i significati dei colori – sai tipo con il rosso che emozioni veicoli, come abbinare i complementari. Bella robetta, veramente. E poi… Camilla c’aveva le parigine. ‘Na roba illegale, te lo giuro.”
“Sì, ma tu con le parigine sei di parte. Comunque sembra una lezione figa, la fa Armandi?”
Paolo si blocca, in sottofondo la vibrazione del cellulare che gli fa tremare la scrivania. “Che?”
“Dico, lezione la fa Armandi sabato?”
“Sì, sì” risponde in differita. “La fa Armandi. Criselli tiene quella dopo.”
“Ah, è bravo Criselli cazzo. Su che la fa? Che magari a quella vengo.”
“Non ricordo,” fa vago, “ma devi veni’ pure questo de sabato France’, che se no non scopi mai. Ascolta a Paoletto tuo.”
“Dai Paolè, lo sai come so’. Tanto pure se vengo non cambia niente, non mi si fila nessuna.” Provo a sistemare come mi ha suggerito, ma la pennetta grafica sulla tavoletta mi atterra più pesante, e il programma traduce il tocco in un angolo invece che in un pendio. Annullo l’ultima azione con un tremore nelle cuffie; a quanto pare Paolo ha smesso di lavorare.
“Ma perché te sbagli; è la legge dei grandi numeri. Ma non te fidi…” ridacchia sotto i baffi. “Ascolta a me, tu sei troppo schizzinoso, punto primo, e punto secondo devi essere più sicuro di te, ti devi lasciar andare di più.”
Cappello un’altra linea, pigio il ctrl Z con insistenza e annullo una modifica di troppo. “Eh lo so, è che non so’ un professionista come te, che lo fai de lavoro.”
“Non è che lo faccio di lavoro, vedi come sei. È che se non ti crei le occasioni tu non te le crea nessuno. Tu stai lì ad aspettare che le tipe vengano da te, e te le fai sfuggire. Tutto qui.”
“Te la fai facile…”
“Perché lo è, tanto so tutte uguali.” Ribatte divertito tra una notifica e l’altra, “tiè, guarda la chat va’, che te mando le prove pe’ diretta.”
Abbasso Indesign e riapro Skype, Paolo mi ha mandato tre immagini che il pc mette qualche secondo a scaricare.
“Ma… è Camilla?”
“Hai visto sì? È parecchio che ci sto dietro, ma è fatta. Dai, se fai il bravo sabato dopo lezione se famo ‘na birra io, te, Laura e Camilla, prima che me la vado a scopa’.”
Scorro le immagini un paio di volte; Camilla non ha un bel viso, ma le tette… cazzo che tette.
“Una birra noi quattro, eh?” Non sono tanto convito, ma alla fine Laura con me si è aperta, magari ha ragione Paolo. Magari se ci provo ci sta, poi oh, se lui tanto ha da fare con Camilla potrei riuscire a stare un po’ solo con lei. Anche solo per fare la spalla che ancora la vedo abbastanza giù. Insomma, sicuramente non succederà niente, ma che ho da perdere? “Vabbè, magari sabato vengo. Però certo, st’aureola con i tre nei è illegale.”
[L’immagine è di Glenn Carstens-Peters da Unsplash]